Gela. L’ottantaquattrenne Crocifisso Sarchiello perse la vita nel luglio di sette anni fa. Era a bordo della sua motoape che si ribaltò, probabilmente a causa di un cumulo di sabbia e pietrisco collocato lungo la strada, in contrada Passo di Piazza. Per l’anziano agricoltore non ci fu niente da fare. Carabinieri e personale del 118 accertarono la morte. Il mezzo si ribaltò, schiacciandolo. A rispondere di quei fatti, con l’accusa di omicidio colposo, sono il proprietario dell’area nella quale si stavano svolgendo lavori edili e il titolare dell’impresa che li eseguiva. Salvatore Catalano e Giacomo Catavodello sono a giudizio davanti al giudice Silvia Passanisi. Uno dei carabinieri intervenuti sul posto ha ricostruito quanto trovato al momento del suo arrivo. “I sanitari ci dissero che c’era stato un decesso”. Il mezzo finì contro il cumulo di inerti, destinato ai lavori in atto nell’area limitrofa, causando il ribaltamento. “Sul cumulo c’erano tracce di pneumatico”, ha proseguito il militare rispondendo alle domande del pm Gesualda Perspicace. La motoape avrebbe impattato anche contro un muro di cinta. I legali di difesa, gli avvocati Giovanna Zappulla e Antonio Gagliano, hanno però fatto emergere diversi particolari legati alla presunta inadeguatezza meccanica del mezzo condotto da Sarchiello.
Nessuna revisione e assicurazione scaduta da tempo e inoltre il cumulo collocato lungo la strada sarebbe stato ben visibile. Allo stesso tempo, però, come confermato dal testimone, non c’erano cartelli segnaletici a indicare i lavori in corso. Alcuni familiari dell’agricoltore sono parti civili in giudizio, con l’avvocato Carmelo Morselli che ha prodotto una sentenza, appena passata in giudicato, che riguarda un altro coinvolto nella vicenda.