Roma. In aula, almeno fino allo stop forzato imposto dall’emergenza Covid, sono stati sentiti anche alcuni testimoni, compresi investigatori che seguirono la maxi inchiesta antimafia “Druso-Extra fines”. Non si è ancora conclusa l’istruttoria dibattimentale nei confronti di imputati accusati di aver avuto un ruolo nelle richieste estorsive ricostruite dagli investigatori romani e rivolte alle titolari di un’azienda di ingrosso d’ortofrutta e a quello di un locale, nel centro della capitale. Per i pm della Dda, romana e nissena, sarebbero stati vicini al boss sessantenne Salvatore Rinzivillo, già giudicato con il rito abbreviato davanti al gup del tribunale capitolino. Il dibattimento si tiene davanti al collegio penale del tribunale di Roma.
A processo, rispondono alle accuse l’imprenditore gelese Santo Valenti (difeso dagli avvocati Flavio Sinatra e Ida Blasi), Salvatore Iacona, Marco Mondini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler e Arianna Ursini. Nei loro confronti venne disposto il rinvio a giudizio. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, nella capitale e nelle aree limitrofe il gruppo di Rinzivillo avrebbe voluto imporre proprie aziende di fiducia e c’è chi si sarebbe messo a disposizione per riscuotere presunti crediti vantati da piccoli imprenditori “amici”. Ci sarebbero state pesanti minacce agli esercenti del posto, anche con l’uso di armi e altre forme di intimidazione. E’ già stata disposta una perizia sul contenuto delle intercettazioni, servite agli inquirenti per arrivare a ricostruire i presunti interessi dei Rinzivillo nella capitale. Gli esercenti vittime delle intimidazioni sono parti civili nel giudizio.