Minacce e intimidazioni, operaio fu costretto a lasciare la città: accuse a cinque

 
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Gela. Sarebbe stato preso di mira per il sospetto di aver avuto approcci, anche sessuali, con una giovane, ancora neanche diciottenne. Una vicenda che però non ha poi trovato riscontro, neppure investigativo. Da quel momento, un operaio sarebbe finito al centro di una vera e propria caccia all’uomo. In cinque sono davanti al gup del tribunale Marica Marino e devono rispondere di calunnia e minacce, anche di morte. L’uomo, nell’arco di pochi giorni, decise di lasciare la città, per evitare conseguenze peggiori. Subì l’incendio di un mezzo da lavoro e anche la sua abitazione venne danneggiata da un rogo. Anche in questi casi, pare non ci sia però certezza sull’identità degli autori degli avvertimenti. I cinque imputati, sono tutti uniti da vincoli familiari e devono rispondere alle contestazioni mosse dai pm della procura, appunto calunnia e minacce. L’operaio diventato obiettivo degli imputati, invece, ha scelto di costituirsi parte civile, per i danni subiti.

La richiesta è stata preannunciata, ieri in aula, dall’avvocato Davide Limoncello, che lo assiste. I cinque accusati, invece, sono rappresentati dagli avvocati Francesco Enia, Maria Elena Ventura, Nicoletta Cauchi e Giovanni Bellino. In aula, si tornerà il prossimo dicembre.

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