Gela. Due coniugi cinesi hanno scambiato una stanza di degenza dell’ospedale “Vittorio Emanuele” per la cucina di un monolocale.
Pazienti tunisini hanno aggredito verbalmente un pediatra. Sono queste solo alcune delle situazioni che gravitano attorno al reparto di Ostetricia e ginecologia chiamato a sopperire la chiusura dei punti nascita del territorio e un maggiore flusso di partorienti proveniente da Niscemi, Mazzarino e Licata.
I parti annuali sono lievitati da settecento a mille, senza per questo incrementare il personale e le stanze di degenza. Il carico del maggiore afflusso grava tutto sugli 11 medici in organico e appena 9 ostetrici dei 14 previsti. Una situazione analoga a quella vissuta in altri reparti dell’ospedale “Vittorio Emanuele” che il sindaco Domenico Messinese pensa di avere risolto promuovendo un fantomatico sit-in e inviando lettere e segnalazioni agli uffici preposti prima di stringere amicizia col ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin.
In attesa di risposte, tra le corsie c’è chi sfrutta la carenza di personale per tirare fuori uno scalda biberon dove cuocere uova e pasta. L’episodio sarebbe stato segnalato da una donna ricoverata con una paziente cinese nel reparto di Ostetricia e ginecologia del presidio Asp di via Palazzi. A fare scattare l’indignazione sarebbe stato il conseguente otturamento degli scarichi del bagno in camera perché il lavandino utilizzato per sciacquare le stoviglie.
Il dirigente medico di Ostetricia e ginecologia, Michele Palmieri, mette le mani avanti non confermando la notizia ma neppure smentendola. Il primario preferisce elogiare il comportamento dei pazienti orientali transitati in ospedale, senza per questo entrare nei dettagli della vicenda.
Rimane la consapevolezza che è stato indispensabile sollecitare l’intervento di un idraulico per liberare gli scarichi del bagno della stanza di degenza in questione e, subito dopo, spostare la giovane mamma di nazionalità cinese oggetto di eccessive attenzioni da parte del marito.
I riflettori sulla vicenda si sono spenti senza polemiche tra le due donne e i loro familiari.
“In corsia recitiamo anche un ruolo da educatori – conclude il primario – In questa circostanza tutto è andato per il meglio. Spesso, invece, qualcuno alza troppo i toni come nel caso di un paziente tunisino che ha aggredito un ostetrico”.