Gela. Il territorio locale a confronto con quello delle Madonie per individuare gli effetti più pesanti della presenza industriale. “Volevo presentare il progetto a nome dell’amministrazione ma…”. La città, già da diversi mesi, è stata inserita all’interno di un progetto di ricerca che coinvolge diversi altri comuni italiani e non solo. Al centro degli approfondimenti, anche la possibile presenza di metalli pesanti nel liquido seminale di chi vive a contatto con complessi industriali, compreso quello Eni. Gli esperti coinvolti nel lavoro di ricerca attendono che i fondi vengano sbloccati. “Avevo pensato ad un confronto pubblico in città con i ricercatori impegnati in questo studio – spiega Fabrizio Nardo tra i consulenti chiamati ad effettuare le attività di verifica ed ex esponente della giunta Messinese – mi sarebbe piaciuto farlo in rappresentanza dell’amministrazione. Dopo il mio allontanamento, però, credo che questo non avverrà”.
“Si potrebbe chiudere il cerchio”. L’attenzione sull’eventuale presenza di metalli pesanti nel liquido seminale di un campione di cittadini selezionati per la ricerca dovrebbe permettere di acquisire maggiori dati intorno proprio alle cause di disfunzioni neonatali e malformazioni. “Se effettivamente emergessero tracce di metalli pesanti nel liquido seminale – continua Nardo – si chiuderebbe il ciclo rispetto alle possibili cause delle malformazioni riscontrate in città”. Il confronto con il territorio delle Madonie è stato pensato proprio per rapportare un’area estranea all’incidenza industriale con quella locale che, invece, è caratterizzata dalla presenza di attività industriali pesanti. “Un confronto dello stesso tipo – aggiunge Nardo – verrà effettuato, solo per fare un esempio, anche in Toscana. In quel caso, valuteremo gli effetti dell’industria a Piombino rispetto ad un’area della stessa regione non caratterizzata da presenza industriale”.