Maxi blitz "Ianus", le accuse di mafia e il traffico di droga: fissato giudizio di appello
Ricorsi sia della procura sia delle difese
Gela. E' stato fissato per il prossimo febbraio il giudizio di appello, legato alla maxi inchiesta antimafia “Ianus”. In abbreviato, il gup del tribunale di Caltanissetta, ha emesso più di trenta condanne. Secondo gli investigatori, i clan di Cosa nostra gelese controllavano un vasto traffico di sostanze stupefacenti. Non sono state però riconosciute ipotesi d'accusa come quelle di mafia e di associazione per il traffico di droga. Ragioni che hanno portato i pm ad impugnare per le posizioni di Crocifisso Di Gennaro, Giuseppe Domicoli, Manuel Ieva, Angelo Lorefice e Alessandro Peritore. In primo grado, sono stati condannati ma senza il riconoscimento di specifici capi di accusa. E' stato assolto invece Alessandro Pellegrino e pure in questo caso i pm della Dda hanno disposto l'appello. Nel complesso, in primo grado, le pene più pesanti, a venti anni di detenzione ciascuno, hanno toccato le posizioni di Giuseppe Pasqualino e Salvatore Mirko Rapisarda, ritenuti tra i riferimenti principali del traffico di sostanze stupefacenti. Sedici anni e quattro mesi per un altro imputato collocato nella struttura portante del traffico di droga, Giuseppe Domicoli. Quindici anni e sei mesi di reclusione a Salvatore Nocera. Undici anni e quattro mesi a Giuseppe Borgese. Nove anni e nove mesi a Diego Milazzo, nove anni e quattro mesi per Giuseppe Sicurella, nove anni e un mese per Angelo Lorefice, nove anni a Fabio Palumbo. Otto anni e dieci mesi a Salvatore Azzarelli e Rocco Grillo, otto anni e nove mesi a Mohamed Omar, otto anni a Rocco Rinzivillo (1989), otto anni e due mesi in continuazione per Vincenzo Romano, sette anni a Manuel Ieva, sei anni e otto mesi per le posizioni di Antonio Rapicavoli e Carmelo Scilio, sei anni e due mesi a Giuseppe Sinatra, sei anni a Crocifisso Di Gennaro (era indicato ai vertici del gruppo degli Emmanuello), cinque anni e quattro mesi per Luca Marino, cinque anni e due mesi per Giuliano Scordino, quattro anni e otto mesi a Emanuele Pantano, quattro anni e cinque mesi a Massimiliano Astuti, quattro anni ad Alberto Pasquale Di Dio, quattro anni in continuazione al collaboratore di giustizia Calogero Peritore, quattro anni anche ad Antonio Sollazzo e Salvatore Taormina, tre anni e sette mesi per Alessandro Peritore, tre anni e quattro mesi a Nicola Palena, tre anni a Giuseppina Bonanno, Giacomo Di Noto e Graziana Domicoli, due anni e sei mesi per il collaboratore di giustizia etneo Salvatore Castorina, due anni a Luigi Scuderi, Giuseppe Verdelli. A loro volta, le difese hanno avanzato ricorso. Tra le parti civili, c’è il Comune di Gela, su mandato dell’amministrazione, rappresentato dall’avvocato Giusy Ialazzo. E' parte civile inoltre il Ministero dell’interno, attraverso l’Avvocatura dello Stato (con il legale Giuseppe Laspina). E' in corso, il dibattimento ordinario, per altri coinvolti, che invece non hanno optato per riti alternativi. Gli imputati sono rappresentati dagli avvocati Davide Limoncello, Carmelo Tuccio, Angelo Cafà, Cristina Alfieri, Rocco Cutini, Domenico Cacocciola, Maria Lucia D’Anna, Salvatore Bruzillà, Dario Polizza Favaloro, Salvatore Pace, Giuseppe Cascino, Luigi Zinno, Andrea Giannino, Alfonso Abate, Luca Cianferoni, Antonio Montana, Calogero Meli, Debora Speciale, Gioacchino Mule’, Salvatore Pennica, Salvo Macrì, Nicoletta Cauchi, Giovanni Lomonaco, Gaetano Rizzo, Giovanni Salvaggio, Calogero Lo Giudice, Fabrizio Bellavista, Paolo Ingrao, Matteo Anzalone, Rosanna D’Arrigo e Teresa Raguccia.
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