Gela. Dovranno rispondere alle accuse il prossimo settembre, davanti ai giudici del collegio penale del tribunale di Catania. I pm della Dda etnea sono convinti di aver bloccato un sistema milionario che i clan della zona usavano per controllare le scommesse on line. Operatori e agenzie sparse in diverse province dell’isola sono finite nella rete degli investigatori. A reggere le sorti dell’affare sarebbero stati esponenti del clan Cappello, in grado di far fruttare enormi investimenti appoggiandosi ad un software, illegale sul territorio nazionale. A processo, così come disposto dal gup del tribunale catanese, vanno anche i tre operatori gelesi, coinvolti nel maxi blitz ribattezzato “Gaming off line”. Per gli investigatori, due agenzie locali (una a Caposoprano e l’altra nella zona di via Crispi) sarebbero state controllate dall’organizzazione, con il benestare dei titolari. Sono circa quaranta gli imputati che dovranno presentarsi a processo, mentre una ventina di presunti complici ha optato per riti alternativi. I tre gelesi coinvolti, inizialmente raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare, hanno sempre escluso la partecipazione a presunti sodalizi criminali.
Una tesi che i loro legali, gli avvocati Giacomo Ventura e Francesco Enia, hanno esposto anche davanti ai giudici del riesame. Gli investigatori hanno eseguito provvedimenti di sequestro nelle due agenzie locali coinvolte, oltre a quelli autorizzati nel resto dell’isola. Tutto sarebbe partito dalle rivelazioni del consulente informatico che mise a punto la piattaforma di gaming on line e che poi decise di collaborare con la giustizia.