Gela. Devono andare a giudizio. La procura ha confermato le proprie richieste nei confronti di sette, tra dirigenti e funzionari del Comune. In base alle accuse, non avrebbero disposto le misure necessarie per la messa in sicurezza dell’ex discarica Cipollina, che per anni ha continuato a rappresentare un grave problema di tenuta ambientale, soprattutto per gli sversamenti di percolato. La richiesta di giudizio è stata formulata, davanti al gup Roberto Riggio, nei confronti di Patrizia Zanone, Emanuele Tuccio, Salvatore Lombardo, Orazio Marino, Ignazio Russo, Roberto Capizzello e Rocco Incardona. Tutti gli imputati, presentando documentazione, si sono sempre difesi, sostenendo di aver fatto tutto quello che, amministrativamente, era stato previsto. Hanno sottolineato che, nel tempo, sono spesso stati costretti a muoversi, con voci di bilancio che non avevano le risorse necessarie. Sarebbero mancati, in molti casi, i fondi economici per dare attuazione al piano di messa in sicurezza, nonostante gli obblighi che si ponevano sul Comune. Le difese, anche oggi, hanno prodotto documentazione e atti a supporto di quanto fatto dagli imputati.
Per la richiesta di rinvio a giudizio hanno concluso i legali di parte civile. L’avvocato Sandra Amarù, nell’interesse del Comune, ha spiegato che l’ente ha subito danni dalla mancata messa in sicurezza. Il municipio si è costituito nel procedimento che vede coinvolti propri dipendenti. E’ parte civile, inoltre, l’associazione “Aria Nuova”, con l’avvocato Salvo Macrì. Il legale, che rappresenta anche il presidente Saverio Di Blasi, già in udienza aveva spiegato che l’associazione, da anni, denuncia violazioni a danno della tutela ambientale, compreso quanto verificatosi nel sito di Cipollina. La decisione del gup Riggio verrà formalizzata ad aprile. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giacomo Ventura, Rocco La Placa, Franca Gennuso, Tommaso Vespo e Fabrizio Ferrara.
