Gela. Non sono responsabili della mancata comunicazione circa la presenza di rifiuti speciali e pericolosi in una delle aree a ridosso dei serbatoi della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Il giudice Miriam D’Amore ha assolto Carmelo Raimondo e Arturo Anania, finiti a processo dopo controlli effettuati in fabbrica sette anni fa. Nel corso delle verifiche, emerse la presenza di big bag e di tracce di un possibile inquinamento da idrocarburi, successivamente delimitato con una copertura in plastica ritenuta del tutto inadeguata. Al termine dell’istruttoria dibattimentale, il pm Pamela Cellura ha chiesto la condanna per entrambi gli imputati ad un anno e due mesi di reclusione. In quel periodo, Raimondo era responsabile ambiente di raffineria, mentre Anania coordinava la Soi 3. Gli accertamenti vennero condotti da personale della Provincia di Caltanissetta e da militari della capitaneria di porto. I difensori degli imputati, gli avvocati Gualtiero Cataldo e Alessandra Geraci, hanno però prodotto una serie di documenti ufficiali per provare che gli imputati non avessero effettive deleghe a comunicare la presenza di rifiuti alle autorità preposte. Dopo i controlli, partirono le segnalazioni che fecero scattare l’indagine.
La condanna è stata chiesta dal legale di parte civile che ha rappresentato il Comune, l’avvocato Rocco Guarnaccia, convinto della sussistenza delle irregolarità nella gestione di quei rifiuti e nelle relative comunicazioni alle autorità. Parti civili erano anche la Provincia di Caltanissetta e il Ministero dell’ambiente.