Gela. In attesa della fissazione del giudizio d’appello, è stata revocata anche l’ultima misura imposta al ventitreenne Salvatore Rinella, lo scorso febbraio condannato in primo grado dal gup del tribunale a quattro anni e quattro mesi di reclusione. Era alla guida della Fiat Panda che travolse e uccise Nuccia Vullo e la piccola figlia Ludovica Caracappa. Il terribile impatto si verificò lungo un tratto di via Venezia. Mamma e figlia erano appena uscite da un ristorante e stavano per raggiungere la loro auto. Rinella è stato condannato con l’accusa di duplice omicidio stradale e omissione di soccorso, al termine del giudizio abbreviato. Dopo il verdetto dello scorso febbraio, il legale di difesa, l’avvocato Salvatore Incardona, ha impugnato la condanna. Negli ultimi giorni, ha presentato istanza sostenendo l’assenza delle condizioni a supporto anche dell’obbligo di firma, ancora imposto al giovane. Per la difesa, il ventitreenne non sarebbe socialmente pericoloso e prima di quanto accaduto in via Venezia non aveva mai avuto precedenti penali.
Il giudice ha ritenuto il pericolo di reiterazione del reato “ulteriormente scemato”, revocandogli l’obbligo di firma. Il giovane, già dopo l’arresto, spiegò di non essersi accorto della presenza in strada delle due vittime, che vennero poi trascinate per diversi metri. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta affronteranno nuovamente la vicenda, che vede come parti civili i familiari delle due vittime, rappresentati dai legali Riccardo Balsamo, Gionata Virga, Seba Virga e Gaetano Purpura.
Schifo,questa è la giustizia italiana!!!