“Luca denunciava richieste estorsive”, difese in aula: “Per questo contatti con poliziotti”

 
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Gela. E’ proseguito per alcune ore il controesame condotto dalle difese nel procedimento scaturito dall’inchiesta “Camaleonte”, condotta dalla Dda e tutta concentrata sui presunti collegamenti tra il gruppo imprenditoriale Luca ed esponenti della criminalità organizzata. Sono a processo, davanti al collegio penale del tribunale, anche due poliziotti, Giovanni Giudice e Giovanni Arrogante. Sui rapporti tra i funzionari di polizia e gli imprenditori si sono concentrati diversi passaggi argomentativi. A rispondere, in qualità di testimone, il colonnello della guardia di finanza di Caltanissetta che coordinò le attività investigative. I difensori hanno insistito sul fatto che i contatti tra Rocco Luca e i poliziotti fossero giustificati dalle scelte forti fatte dall’imprenditore, che denunciò pressioni e minacce estorsive. I legali non escludono un ruolo quasi da “informatore” delle forze dell’ordine. “In quella fase non ci risultava un suo ruolo di informatore – ha detto il colonnello – sicuramente, c’era stato riferito che fosse una persona corretta”. Gli imprenditori hanno sempre respinto le pesanti accuse di essere vicini ai gruppi di mafia, compresi quelli catanesi. E’ stata ripercorsa la vicenda dei due esponenti del clan etneo dei “Carcagnusi” che si recarono nella concessionaria dei Luca e vennero praticamente messi alla porta. Anche in quel caso, Rocco Luca avrebbe poi avuto contatti con Giudice. Secondo i legali dei poliziotti a processo (avvocati Giacomo Ventura, Michele Ambra, Emilio Arrogante e Marina Giudice), non ci furono mai condizioni di favore garantite dagli imprenditori. Le auto spesso cambiate da Giudice, attraverso l’attività dei Luca, pare fossero necessarie per ragioni di sicurezza e per impedire ritorsioni. Nel corso dell’udienza sono stati approfonditi alcuni episodi nei quali emerse l’uso di una delle carte di credito della società degli imprenditori. E’ stato ricordato l’alto ruolo ricoperto da Giudice, nel commissariato locale e nei ranghi della squadra mobile di Caltanissetta. “Convinse diversi esponenti dei clan locali a collaborare con la giustizia”, è stato spiegato. Tutti elementi che escluderebbero eventuali violazioni o favori, addebitati invece agli imputati.

L’esame del colonnello si è concentrato sui contenuti della maxi ordinanza che portò agli arresti e alle misure patrimoniali, sulle quali i giudici del tribunale delle misure di prevenzione si sono da poco espressi. Sono a giudizio Salvatore Luca, Rocco Luca, Francesco Luca, Francesco Gallo, Concetta Lo Nigro, Emanuela Lo Nigro, Maria Assunta Luca, oltre ai due poliziotti. Sono rappresentati dai legali Carlo Taormina, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Flavio Sinatra, Carmelo Peluso, Luigi Latino, Fabio Fargetta e Alessandro Diddi. In aula si tornerà a fine mese.

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