Come già anticipato dalla nostra testata la scorsa settimana, il tribunale delle misure di prevenzione di Caltanissetta ha confermato la confisca di un vasto complesso di beni, mobili e immobili, di proprietà del gruppo imprenditoriale Luca.
Si è concluso il procedimento di primo grado e i magistrati nisseni hanno rilasciato un vasto provvedimento, da oltre duecento pagine. Gli imprenditori furono coinvolti nell’inchiesta “Camaleonte” e sono attualmente a giudizio, davanti al collegio penale del tribunale.
Secondo i magistrati sono ritenuti soggetti di qualificata pericolosità sociale e soprattutto ci sarebbero tutti gli elementi per ritenere che ci sia contiguità e complicità negli affari con esponenti del clan dei Rinzivillo.
Per questo motivo i giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta hanno confermato il provvedimento di confisca dei beni, pari a circa 65 milioni di euro, per i fratelli Francesco e Salvatore Luca e il figlio di quest’ultimo, Rocco, imprenditori gelesi noti nel settore immobiliare e soprattutto in quello della commercializzazione di autovetture, anche di lusso.
Il provvedimento eseguito dalla Direzione Investigativa Antimafia e dalla Guardia di Finanza di Caltanissetta del Comando Provinciale di Caltanissetta, arriva a seguito dell’inchiesta “Camaleonte” nella quale sono coinvolti gli imprenditori, attualmente imputati nel processo penale per concorso esterno in associazione mafiosa. Sotto esame i presunti legami che gli imprenditori, attivi attraverso importanti società nel settore della vendita di auto e in quello immobiliare, avrebbero avuto con esponenti vicini ai clan, anche catanesi. Ricostruzione che il pool difensivo e gli stessi imputati hanno sempre respinto. Gli imprenditori, in più occasioni, hanno spiegato di aver subito le pressioni estorsive dei clan e di aver sempre denunciato.
Le indagini della Dia hanno fatto emergere il reinvestimento da parte degli imprenditori di ingenti capitali di provenienza illecita in numerose società formalmente intestate ai loro familiari, attive nell’edilizia e nel commercio di auto.
Il provvedimento di oggi, valutato in 65 milioni di euro circa, era già stato preceduto dal sequestro degli stessi beni eseguito nel febbraio del 2021.
Nell’ambito del processo penale, nei confronti degli imputati la guardia di finanza aveva dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, in quanto «pur non essendo stabilmente organici a Cosa nostra contribuivano sistematicamente e consapevolmente alle attività e al raggiungimento degli scopi dell’organizzazione mafiosa, ed in particolare delle famiglie mafiosa di Gela dei Rinzivillo e degli Emmanuello.
Le attività economiche e i beni oggetto del provvedimento, riguardano l’intero compendio aziendale nonché il capitale sociale, di nove società, 31 terreni in territorio di Gela, 186 fabbricati tra Gela, Marina di Ragusa e Vittoria e 23 tra rapporti bancari, finanziari e polizze assicurative.