Gela. E’ stato assolto dall’accusa di aver partecipato all’omicidio del giovane Orazio Sotti, ucciso nel dicembre di diciassette anni fa a Fondo Iozza, davanti al garage della sua abitazione. Un verdetto diventato definitivo per il niscemese Salvatore Cilio. La decisione non è stata impugnata dai pm che invece a conclusione del dibattimento di primo grado (davanti ai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta) ne hanno chiesto la condanna a ventiquattro anni. L’ergastolo è stato imposto al fratello Giuseppe Cilio, ritenuto l’esecutore materiale dell’azione di morte. Era il dicembre del 2001 e per i magistrati della procura l’azione venne organizzata ed eseguita per una vendetta a sfondo passionale. Un omicidio ricostruito solo anni dopo, con il lavoro degli agenti di polizia del commissariato e di quelli dell’aliquota di polizia giudiziaria. La difesa di Giuseppe Cilio, sostenuta dall’avvocato Salvo Macrì, ha provveduto a depositare ricorso in appello e spetterà ai giudici di secondo grado valutarlo. Per la difesa ci sarebbero diversi aspetti da rivedere.
Il legale di Salvatore Cilio, l’avvocato Luigi Cinquerrui, nel corso dell’istruttoria dibattimentale ha sostenuto l’estraneità ai fatti dell’imputato. Non ci sarebbero stati elementi certi per collegarlo a quanto accaduto. La famiglia Sotti, fin dal principio, ha chiesto che si facesse luce sulla morte di un giovane che non aveva mai avuto frequentazioni pericolose. La madre e il padre non si rassegnarono, nonostante i tanti anni trascorsi. Così come chiesto dai loro legali, gli avvocati Giuseppe Cascino e Francesco Minardi, la Corte d’Assise di Caltanissetta ha riconosciuto una provvisionale, oltre al diritto al risarcimento dei danni che verrà determinato in sede civile. I legali seguiranno anche il giudizio d’appello.