Lo spaccio di droga nell'inchiesta "Smart working", dopo la condanna domiciliari per Scicolone
Il gup del tribunale, a condanna ormai pronunciata, gli ha concesso gli arresti domiciliari, monitorato con il braccialetto elettronico

Gela. Era in carcere ormai da tempo, a seguito degli sviluppi dell'inchiesta “Smart working”. A inizio febbraio, per Francesco Scicolone è stata pronunciata la condanna a otto anni e sei mesi di reclusione, proprio rispetto alle contestazioni mossegli. Per la procura, infatti, fu uno dei riferimenti della rete di spaccio di droga ricostruita nell'inchiesta. Il gup del tribunale, a condanna ormai pronunciata, gli ha concesso gli arresti domiciliari, monitorato con il braccialetto elettronico. E' stata accolta la richiesta avanzata dalla difesa, sostenuta dall'avvocato Rosario Prudenti. Scicolone, nel corso del tempo, è stato coinvolto in diverse operazioni antidroga. Per quanto concerne le accuse legate al blitz “Smart working”, i pm della procura e i poliziotti lo ritennero una delle menti dello spaccio, che pare andasse avanti pure durante la fase dell'emergenza Covid.