Gela. Di lavoro nero e caporalato tra i campi della Piana di Gela, e non solo, si è parlato in piazza Umberto.
La concorrenza sleale. La stessa piazza dove, tradizionalmente, si incontrano la domanda e l’offerta “informale” di lavoro agricolo. La giornata pagata, non sempre per quanto si dovrebbe, e molti diritti messi letteralmente da parte. A denunciare che qualcosa, tra quei campi, non va per come dovrebbe è stato il segretario della Flai Cgil Pino Pardo che non ha mancato di lanciare messaggi anche alla politica. “Noi siamo la democrazia – ha detto – non nominiamo gli amici per gestire enti importanti”. Di contrasto allo sfruttamento di tanti braccianti, spesso stranieri, ha parlato il maggiore dei carabinieri Valerio Marra che ha sottolineato la necessità di incentivare le denunce da parte di chi subisce imposizioni da datori di lavoro senza troppi scrupoli. Una linea tracciata anche dal segretario della Silp Cgil, nonché agente di polizia, Davide Chiarenza. Al dibattito pubblico, c’erano anche i vertici locali e regionali della Cgil, dal segretario confederale Ignazio Giudice a quello regionale Michele Pagliaro, impegnati nel lanciare il progetto di una nuova carta dei diritti dei lavoratori. Per il responsabile provinciale dell’Inps Domenico Falzone, è in atto un fenomeno che danneggia tanti imprenditori intenzionati a rispettare le regole. Il lavoro nero e gli ingaggi fuori dalle regole vanno a creare la base per una concorrenza sleale che distrugge centinaia di piccole aziende del settore agricolo.
La necessità di rilanciare il comparto agricolo. Il dibattito, tenutosi alla presenza di tanti lavoratori del consorzio di bonifica che ancora risentono di anni di precariato, è servito a rilanciare la necessità che all’industria in fase di riconversione si accompagni la ripresa di un’agricoltura che continua ad essere il traino dell’economica di centinaia di famiglie, a Gela e nell’intero comprensorio. Non a caso, al dibattito hanno preso parte diversi sindaci, a partire dal primo cittadino di Niscemi Francesco La Rosa e da quello di Butera Luigi Casisi.