Liste d’attesa: cittadini costretti a pagare o spostarsi
Le liste d'attesa per la prenotazione delle visite specialistiche , anche le più urgenti sono sempre più lunghe

Gela. Le liste d’attesa si allungano. Sempre di più. Anche per le visite urgenti. A denunciare, per l’ennesima volta, un sistema sanitario che arranca e che sembra non rispondere più ai bisogni reali della popolazione è Marco Di Dio, cittadino e portavoce di un disagio diffuso che coinvolge centinaia di persone. Da mesi, Di Dio tenta quotidianamente di prenotare visite mediche per i genitori anziani, scontrandosi con un CUP (Centro Unico Prenotazioni) ormai al collasso, dove le attese telefoniche sono infinite e le risposte spesso sconfortanti: non ci sono date disponibili, nemmeno per esami che dovrebbero avere carattere d’urgenza.
Il risultato è che sempre più cittadini, soprattutto anziani e persone con patologie croniche, si trovano costretti a rivolgersi alla sanità privata ,oppure a spostarsi in altri comuni, dove magari i tempi sono leggermente più contenuti. Ma anche questa scelta ha un prezzo, economico e umano. Viaggi lunghi, stress, spese aggiuntive per il trasporto o l’accompagnamento: un vero e proprio ostacolo all’accesso alle cure, che colpisce soprattutto chi ha meno risorse e chi vive in condizioni di fragilità.
“Non possiamo più aspettare – dichiara Di Dio – ogni giorno che passa senza una visita o un controllo è un rischio per la salute di mio padre e mia madre. È umiliante dover lottare contro un sistema che dovrebbe tutelarci. Il diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, ma nella pratica non è garantito”.
Il tema delle liste d’attesa insostenibili è al centro dell’attenzione pubblica, ma finora gli interventi messi in campo dalle istituzioni si sono rivelati inefficaci. In particolare, il dialogo avviato lo scorso ottobre con l’assessore alla Sanità Filippo Frazone aveva acceso qualche speranza: l’assessore si era impegnato a portare la questione delle criticità della sanità locale anche nelle sedi nazionali, cercando di coinvolgere ministeri e strutture tecniche per individuare soluzioni concrete.
Dallo scorso ottobre la situazione è rimasta invariata, se non peggiorata. I cittadini restano soli ad affrontare un sistema disorganizzato e sovraccarico, trasformando un diritto universale in un privilegio per pochi.