Gela. I giudici della Corte di Cassazione, con le motivazioni appena pubblicate, hanno confermato l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare che, negli scorsi mesi, era stata emessa nei confronti del quarantacinquenne Gaetano Fiaccabrino, coinvolto nell’inchiesta antidroga “Tomato”, condotta dai carabinieri e dai pm della procura. A giugno, i giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta, accogliendo il ricorso del legale di fiducia, l’avvocato Paola Carfì, avevano appunto annullato l’ordinanza, disponendo la revoca degli arresti domiciliari, imposti proprio a Fiaccabrino.
L’inchiesta antidroga. Per i giudici nisseni, non ci sarebbero stati elementi d’accusa certi, tali da collegare l’uomo al giro di spacciatori scoperto dai pm della procura e dai carabinieri. Stando alla difesa, si tratterebbe solo di un assuntore e non di uno spacciatore. In piedi, rimasero solo due capi di imputazione. I pm della procura, però, hanno impugnato il verdetto del riesame davanti ai giudici romani della Corte di Cassazione. Per gli investigatori, Fiaccabrino avrebbe avuto un ruolo centrale nel sistema di spaccio scoperto a conclusione dell’indagine. Una linea non accolta dalla corte che ha precisato come “siano precluse al giudice di legittimità la rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata e l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti, indicati dal ricorrente come maggiormente plausibili o dotati di una migliore capacità esplicativa rispetto a quelli adottati dal giudice del merito”. Le indagini, intanto, sono state chiuse e i pm formuleranno le loro richieste nei confronti di tutti gli indagati.