Gela. Il licenziamento impostogli dai vertici della Turco Costruzioni è stato illegittimo. L’azienda che fino allo scorso anno ha lavorato nell’indotto edile di raffineria, prima di essere travolta da un provvedimento di revoca dei contratti, è stata portata in giudizio da diversi ex dipendenti, rimasti poi senza occupazione. Il giudice Valeria Vincenti ha appena accolto il ricorso presentato da uno dei lavoratori. Una pronuncia che probabilmente andrà a riguardare anche gli altri licenziati. La linea esposta dall’operaio e dal suo legale di fiducia, l’avvocato Francesco Castellana, è stata accolta in toto. Con il ricorso veniva contestato soprattutto il fatto che il licenziamento sia stato imposto con criteri di scelta del tutto carenti. Non sarebbero state fornite ragioni idonee sulle modalità di individuazione dei dipendenti da tagliare. Inadeguata è stata giudicata anche la documentazione fornita dai legali della società, estromessa dall’indotto di raffineria anche a seguito dell’inchiesta “Double face” che ha coinvolto il proprietario, l’imprenditore Carmelo Turco. Sono stati almeno una ventina i lavoratori che si sono rivolti ai giudici. La decisione emessa dal magistrato riconosce il diritto al reintegro dell’operaio e al pagamento di dodici mensilità.
Dopo il licenziamento, non è stato riassorbito da altre società dell’indotto di raffineria, nonostante gli accordi istituzionali conclusi. Probabilmente, una decisione-pilota che potrebbe riguardare anche gli ex colleghi. Ricorsi infatti sono stati presentati per loro conto dai legali Luigi Brex, Davide Catania, Salvatore Incardona, Rosario Giordano e Angelo Licata.