Butto fuori dalla mia, personale Forza Italia i Mancuso, i Federico, i Pellitteri, i D’Asaro per incapacità di intendere e di volere. E dovrei aggiungere anche per l’arroganza con la quale hanno condotto la campagna elettorale appena finita. Solo per fare un esempio, un loro delfino ha detto in più di un’occasione che con una sola loro lista avrebbero battuto Lucio Greco.
Evidentemente, questi signori hanno considerato Lucio Greco il loro vero nemico da far fuori. Altro che fratelli coltelli! Questi signori hanno preteso di insegnare a noi come si fa politica, loro che si sono rivelati imbattibili nel collezionare sconfitte. Così è stato a Caltanissetta, a San Cataldo, a Mazzarino ed, ora, anche a Gela e a Mussomeli. Hanno pensato, maldestramente, di aver fatto il colpo del secolo accogliendo col tradizionale tappeto Pino Federico in Forza Italia. Pino Federico uguale a uomo delle meraviglie. Noi avevamo costruito Forza Italia per un progetto vincente. Eravamo stati noi a riempire un contenitore, prima colmo solo di aria, e a dotarlo di una eccellente credibilità.
E loro cosa hanno fatto? Hanno fatto in modo che noi, veri forzisti e coerenti sin dal primo minuto, cambiassimo aria e approdassimo a un lido che sapevamo, però, poteva essere vincente. Ci avevano arrogantemente detto che avevano cinque liste con le quali avrebbero sicuramente fatto sfracelli e compiuto un’impresa prodigiosa. Ma questi signori, nei giorni in cui veniva ribaltato il parere della base di Forza Italia, erano poi davvero incapaci di intendere e di volere? O, semplicemente, come molti hanno pensato, ad altro non miravano se non a scassare l’area moderata per fare a qualcuno un favore innominabile? Se questo era l’intento, devo riconoscere che ci sono pienamente riusciti, anche se per il rotto della cuffia. Peccato che il senatore Gibiino abbia dato ascolto a sirene dal canto sinistro, invece di avallare l’orientamento più volte espresso dalla base.
Ci hanno pure privato del simbolo di Forza Italia, aggregato poi a chi proveniva dalle file del Pd e bocciato da chi si era prodigato per tesserare un significativo numero di simpatizzanti. Voglio ricordare ai vertici locali, provinciali, regionali e nazionali che il partito non sono loro ma i cittadini che, chiamati alle urne, scelgono il simbolo a loro gradito. Non ci hanno voluto ascoltare, noi che eravamo i veri sensori del territorio. E poi, per dirla tutta, sono state più le forze esterne alla città a decidere, in questo caso, le sorti della stessa città.
Solo a loro è imputabile il disastro a cui hanno portato il partito e, di conseguenza, la città intera. Con Lucio Greco avremmo sicuramente sentito un’altra musica.
Qualcuno mi ha sussurrato che i signori di cui ho fatto sopra cenno, hanno probabilmente messo da soli un pesante coperchio di granito sulle loro tombe politiche. Di questo, francamente, me ne infischio, se non altro perché ad altri tocca la valutazione di quanto è successo.
E, tanto per essere più chiaro, credo che, a questo punto, l’onorevole Gibiino debba trarre le dovute conseguenze nei riguardi di costoro, ritenuti abili strateghi della politica locale e provinciale. Ma forse, magari, proprio costoro staranno ancora festeggiando la sconfitta, pur se per un’incollatura, proprio di Lucio Greco. O, magari, faranno finta di cospargersi il capo di cenere e tutto continuerà come se non fosse successo nulla.
Un doveroso grazie, dunque, a Mancuso, Pellitteri, Federico, D’Asaro e a tutti i loro delfini per il donchisciottesco risultato.