Gela. “Ero con Fecondo ma sono stato io ad agire”. L’ha spiegato Antonio Schembri, sentito in aula nel corso del giudizio che si sta tenendo nei confronti di un suo presunto complice, Giuseppe Fausto Fecondo. Al centro del dibattimento, c’è una rapina ai danni di una donna, messa a segno nella zona della stazione ferroviaria. Sarebbe stata seguita dopo aver prelevato denaro da uno sportello bancomat. “I soldi glieli ho tolti io – ha proseguito – erano circa quattrocento euro. Poi, sono andato via a bordo di un’auto con Fecondo”. Schembri è già stato condannato per questi fatti, ma gli investigatori ritengono che Fecondo abbia fatto da palo, dando un contribuito allo scippo. Difeso dall’avvocato Paola Carfì, dovrà fornire la sua versione dei fatti.
Il legale mira a provare che l’imputato si trovasse in zona solo casualmente. Il pm Federica Scuderi, però, ha fatto riferimento anche a possibili contatti telefonici tra i due, senza escludere che la rapina sia stata organizzata anche da Fecondo.