L’ex vice sindaco tirato in ballo per le pale eoliche di Valenti in Basilicata

 
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Gela. Gli investimenti nell’eolico riconducibili al cinquantasettenne Santo Valenti, coinvolto nell’inchiesta antimafia “Extra fines” e negli scorsi giorni destinatario di un maxi sequestro di beni da oltre due milioni di euro, sarebbero arrivati in Basilicata, anche attraverso la Ne2G. La società, a metà tra il manager catanese Daniele Ricceri e l’ingegnere Simone Siciliano, ex vicesindaco nella giunta sfiduciata dell’ex primo cittadino Domenico Messinese, è finita nelle carte che hanno portato al sequestro di impianti per la produzione di energia eolica a Civitacampomarano, piccolo borgo lucano. Lo riporta Meridionews. A rivolgersi alla società di progettazione dell’ex vicesindaco sarebbe stata la moglie di Valenti. “Noi ci occupammo della progettazione strutturale e di completare l’iter autorizzativo che avevamo acquisito – ha dichiarato Siciliano a Meridionews – da noi venne la signora, era cliente per altri piccoli investimenti nelle aziende agricole della famiglia. In quei tre anni, sono stato impegnato in politica al cento per cento, la trattativa fu portata avanti dal mio socio”. Nulla di anomalo, secondo l’attuale responsabile cittadino di Sviluppo Democratico, nonostante il presunto spessore criminale di Valenti, che secondo i pm della Dda di Caltanissetta e quelli di Roma sarebbe stato un imprenditore vicino al boss Salvatore Rinzivillo. “In quel periodo non c’erano segnalazioni di alcun tipo, per noi era un cliente come altri”, ha ribadito l’ingegnere. Gli investimenti che per gli investigatori sarebbero riconducibili ai soldi della mafia sono al centro di diverse verifiche in Basilicata, nuovo punto di riferimento soprattutto per le pale eoliche. Anche la Ne2G, nel periodo dei contatti con i coniugi Valenti, è riuscita ad arrivare nei campi lucani. “A Civitacampomarano abbiamo acquisito i progetti da altri sviluppatori, lì è stata costruita una pala eolica”, ha detto Daniele Ricceri, socio di Siciliano. Sui due professionisti-imprenditori non pendono provvedimenti dell’autorità giudiziaria.

Il dibattito sulla presunta mano mafiosa negli investimenti nelle energie alternative in Basilicata è ora al vaglio anche del consiglio regionale. “Condividiamo a pieno le preoccupazioni espresse dal nostro portavoce in Senato, Arnaldo Lomuti, in merito al recente sequestro dei siti di impianti eolici a Potenza e ad Avigliano, operato nei confronti dell’imprenditore Santo Valenti di Gela, ritenuto ‘contiguo al noto clan Rinzivillo’ vicinissimo a Cosa Nostra – dice il consigliere M5s Gianni Perrino – si faccia quanto prima chiarezza sugli intrecci e le speculazioni in atto  e si ponga un freno allo stupro operato ai danni del territorio”. L’esponente grillino, già prima di questa vicenda, aveva presentato una proposta di legge. Da quanto emerso, i progetti e le autorizzazioni per gli investimenti legati a Valenti sarebbero statu ceduti da un consigliere comunale di Potenza, Carmen Galgano, esponente di Fratelli d’Italia.

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