Gela. Luoghi comuni, frasi ad effetto in mezzo a tanta verità. E foto a corredo che fanno rabbrividire. Il reportage pubblicato da l’Espresso nell’ultimo numero sull’elevato tasso di malattie tumorali in città fa discutere e divide l’opinione pubblica.
In realtà nulla di nuovo rispetto a quanto denunciato da anni anche attraverso il nostro giornale, ma che diventa scoop per il settimanale. Quel che ha fatto però sobbalzare dalla sedia il sindaco Fasulo sono anche alcune foto. Una in particolare: sullo sfondo le ciminiere e in primo piano quel che appaiono come i resti dello scoppio di una petroliera. Al posto della sabbia una poltiglia di petrolio e melma. Nessuno però sa quando e dove quella foto è stata scattata: c’è però una didascalia devastante: la spiaggia di Gela. Paradossalmente, e con anticipo, le ruspe del Comune stanno pulendo il litorale gelese, che appare già pronto a ospitare bagnanti. Quello “scoop” sicuramente non invoglierà nessuno ad avvicinarsi nella città del “mostro a sei zampe”. Nessuno vuole nascondere la verità ed i quattordici processi ambientali in corso contro la Raffineria sono la prova di una attività esistente. Poi si potrebbe discutere dell’esito dei procedimenti penali o della lunghezza di alcuni di essi che giungono fino alla prescrizione. Quella copertina però ha devastato l’immagine della città. Ed il sindaco non ci sta. “In questi anni amministrazione e Procura hanno lavorato fianco a fianco per garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini – dice il sindaco – Sono francamente dispiaciuto per l’ennesimo tentativo di certa stampa nazionale di far passare questa città come una terra dimenticata da Dio. Prova ne è il fatto che, a corredo dell’articolo, sono state pubblicate foto di non so quanti anni fa. Basta paragonarle alle foto scattate dalla Procura oggi nello stesso luogo raffigurato nel reportage”.
“Sappiamo benissimo – ammette il primo cittadino – i danni che l’industria ha causato in termini di salute ed ambiente al nostro territorio e, di certo, non ci sogniamo minimamente di assumere la difesa d’ufficio della Raffineria. In questi anni ci siamo mossi per far sì che ci sia un rapporto chiaro con lo stabilimento, soprattutto per quel che riguarda le procedure di sicurezza e il rispetto dei parametri fondamentali, per chiarire una volta per tutte che non può esserci conflitto tra occupazione e tutela della salute”.
Il sindaco sottolinea come la sua amministrazione sia stata la prima a costituirsi parte civile in processi di materia ambientale, ottenendo il rilascio dell’Aia (Autorizzazione Ambientale integrata) che ha cambiato radicalmente il rapporto Eni-territorio e, grazie alla quale ci saranno sempre più investimenti per le bonifiche e controlli sempre più serrati, con 200 prescrizioni.
“Sono già stati investiti centinaia di milioni di euro per gli ammodernamenti e la sicurezza degli impianti e altri ne arriveranno. Ma tutto questo nell’articolo passa in secondo piano – conclude Fasulo – Si punta tutto invece su un titolo ad effetto e su una foto a tutta pagina che non rappresenta in alcun modo la realtà odierna dei fatti, causando alla città un gravissimo danno d’immagine. Credo che Gela, una città che ha pagato e che continua a pagare un prezzo altissimo all’industrializzazione, non meriti questa continua gogna mediatica nazionale”.