Gela. La “guerra” politica tra lo zoccolo duro della Lega locale e i vertici, anche nazionali, del partito di Matteo Salvini finirà probabilmente sui tavoli dei magistrati della procura. L’imprenditore Antonio Giudice, che per Salvini è stato candidato a sindaco alle amministrative di quattro anni fa, ha deciso di dare mandato al suo legale. “Ho dato mandato al mio legale di querelare per diffamazione chiunque mi abbia etichettato con aggettivi offensivi che potrebbero avere gravi ripercussioni non solo sulla mia onorabilità personale, ma anche sulla mia credibilità professionale – si legge in una lunga nota scritta da Giudice – eh già, un lavoro vero io ce l’ho e devo seguirlo facendo i salti mortali. In sede giudiziaria, si capirà chi sono i millantatori e chi sono le parti offese”. L’ex candidato a sindaco, tra i primi in città a sposare la causa leghista, non ci sta a rientrare nella categoria dei “millantatori”. Così il senatore Stefano Candiani, uomo di fiducia di Matteo Salvini sull’isola, ha etichettato tutti gli esponenti locali del partito che hanno criticato, anche aspramente, le scelte da lui stesso vagliate. “Esiste un codice etico che deve essere rispettato – ha spiegato il senatore e sottosegretario all’interno – e chi non è in regola è fuori dalla Lega, così come tutti quelli che hanno provato ad iscriversi solo per tornaconto personale o per creare scompiglio. Le reazioni scomposte di qualche scontento, che anziché rimboccarsi le maniche e lavorare per il territorio rivendica poltrone, confermano la necessità e la correttezza delle scelte fatte: c’è gente che attacca la Lega qualificandosi come militante o leghista, ma che in realtà millanta. In Sicilia abbiamo intrapreso un percorso ben preciso che è cominciato con l’apertura di circoli, aggregando persone oneste e capaci, per poi costituire una dirigenza preparata e coraggiosa, che a livello locale ha preso in mano il partito e lo sta facendo crescere, nonostante tutte le difficoltà del caso. Con le loro esternazioni questi millantatori non hanno solo offeso i propri concittadini, ma un intero partito tentando di metterne in discussione la serietà e la correttezza. Non sono queste le persone di cui la Lega ha bisogno. Felice di dare invece ai Siciliani onesti la certezza di un partito fatto da persone leali e serie”.
“Se io fossi un millantatore, allora lo sarebbero anche l’ex coordinatore regionale Angelo Attaguile e il deputato Alessandro Pagano, sotto il coordinamento del quale ho esercitato le funzioni di coordinatore locale a Gela e perfino di osservatore fiduciario della campagna elettorale in una città vicina, in cui erano emersi ‘problemi di compatibilità’ con i valori della Lega di alcuni esponenti, circostanza che posso provare e proverò con documenti. Con il nuovo corso, dopo la nomina di Candiani a commissario straordinario e l’avvio della ristrutturazione del partito, ho fatto un passo indietro, ma certo non rimanendo in silenzio – dice Giudice – soprattutto di fronte a episodi difficili da comprendere, come la gestione del tesseramento, per cui fu subito evidente l’intenzione di eliminare gli attivisti impegnatisi sul territorio in precedenza. Posso provare l’invio di email ad Oscar Aiello e a Francesco Spata che si rimpallavano la competenza per il rilascio della tessera 2018, vale per me e per molti miei amici, attivi negli anni precedenti, argomentando reciprocamente che fosse competenza dell’altro e di fatto preannunciando l’esclusione dal partito con un puerile, quanto evidente, gioco al rimpiattino”. I militanti della prima ora, quindi, sarebbero stati messi da parte, con un piano politico prestabilito. “Il mio peccato fatale? Non essermi inchinato, inginocchiato, genuflesso davanti ad Alessandro Pagano, che si è impossessato del partito in provincia di Caltanissetta, cercando la sponda del senatore Candiani, il quale conosce la realtà locale come io sono profondo conoscitore della politica della Groenlandia. Difatti, altri gravi episodi di incomprensibile ostracismo si stanno verificando in tutta la Sicilia, a danno di esponenti locali che per anni si sono spesi per la crescita del partito, ma che vengono oggi estromessi con pesanti violazioni dello statuto, senza motivazioni serie, e per le quali si dovrà capire come non buttare al macero i sacrifici personali e gli sforzi politici degli ultimi anni – conclude – voglio solo ricordare che nella Democrazia Cristiana le varie componenti si combattevano sul campo elettorale, ma mai una ha pensato di eliminare l’altra, perché il dibattito democratico non ne venisse offeso in maniera profonda. Se pure le pratiche di quella esperienza non sono adatte alla società odierna, rimane la lezione democratica di fondo, che impone a chi fa politica a ogni livello di concorrere per la crescita del territorio e del paese intero, non già per innescare diatribe e faide, proprie di altre agglomerazioni sociali”. I vertici leghisti, la scorsa settimana, hanno confermato la composizione del nuovo circolo, retto da Giuseppe Spata. Giudice e altri salviniani, nonostante quanto fatto nel recente passato, invece sembrano non rientrare più nei piani dei “generali” del vicepremier.