Legge 104, due cancellieri in causa per un solo posto utile in tribunale

 
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Gela. Stabilire il grado di tutela per due soggetti entrambi deboli non era un compito semplice. La corte d’appello di Caltanissetta ha però stabilito che la priorità spetta a chi soffre in prima persona di una patologia e non a chi deve assistere un familiare malato.

La sentenza riguarda l’applicazione della cosiddetta legge 104, utilizzata da dipendenti pubblici per assistere familiari che necessitano di assistenza sanitaria costante. Due dipendenti del tribunale di Milano avevano chiesto, partecipando ad un interpello del ministero della Giustizia, di poter essere trasferiti al tribunale di Catania. In graduatoria era stato un cancelliere che usufruiva della legge 104 ad aver scavalcato una collega che invece soffre di una particolare patologia. Il ricorso fu discusso in primo grado dal tribunale di Gela, dove era stato assegnato il cancelliere uomo. “Io sono ammalata e quindi ho diritto ad essere trasferita a Catania. Affronto il mio problema tutte le mattine”, ha sempre spiegato la donna.

Chi deve essere tutelato? Chi ha una patologia o chi deve accudire? La corte d’Appello di Caltanissetta ha confermato che ad essere trasferita a Catania doveva essere la donna, assistita dai legali Salvatore Psaila e Angelo Urrico, che tutte le mattine affronta la patologia. Il ministero della Giustizia era una delle parti in causa. Il ricorso del cancelliere estromesso dal posto utile in graduatoria dovrà così accontentarsi di lavorare in Sicilia, ma non nella città che aveva scelto, Catania. A meno che non intende andare all’ultimo grado di giudizio.

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