Gela. Un lungo braccio di ferro tra i residenti della cooperativa “Giada”, nella zona di contrada Catania-Casciana, e uno dei professionisti che si occupò dei progetti. Una vicenda finita davanti al giudice civile del tribunale. Il magistrato ha accolto la richiesta di risarcimento danni avanzata dal legale della cooperativa, l’avvocato Davide Limoncello, che attraverso una domanda riconvenzionale ha fatto leva su una serie di difetti di progettazione, chiedendo addirittura un risarcimento da un milione di euro al professionista. A sua volta però l’architetto aveva agito per ottenere compensi professionali da oltre duecentomila euro dai soci della cooperativa. Il giudice, dopo un lungo procedimento civile, ha riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore della coop, per un ammontare superiore ai seicentomila euro, accogliendo solo in parte invece le richieste mosse dal legale del professionista (per il tramite degli eredi). Gli spetteranno circa 160 mila euro.
Un’azione legale che ha riguardato un complesso abitativo che già in passato è finito al centro di una vasta inchiesta antimafia, ribattezzata “Casa nostra”, che coinvolse imprenditori come l’ex consigliere comunale Francesco Muncivì, condannato in via definitiva per questi fatti. Per anni, i residenti hanno lamentato di essere stati danneggiati nonostante quanto versato per l’acquisto delle abitazioni, a ridosso della Gela-Butera. Quello di contrada Catania-Casciana fu uno dei più importanti cantieri per l’edilizia residenziale convenzionata, finito poi sotto la lente di ingrandimento degli investigatori per l’interessamento dei clan negli appalti.