Gela. Mentre si cercano eventuali soluzioni ad una vertenza, quella dei lavoratori dell’indotto e dei dipendenti del diretto Eni, tutt’altro che semplice da dipanare, non mancano le tensioni politiche. “E’ una tassa sul macinato…”. Sul banco ritornano le royalties, somme che il gruppo Eni versa alla Regione e al Comune per le attività di ricerca e d’estrazione condotte sul territorio. “E’ una vera e propria tassa sul macinato che non ha eguali in nessuna parte del mondo. Addirittura – spiega il conigliere comunale del Polo Civico Guido Siragusa – in Sicilia si pagano al venti percento e non al dieci come nel resto d’Italia. E’ una delle ragioni che rischia di far saltare del tutto il protocollo di due anni fa. La vera soluzione, al massimo, sarebbe quella di una tassazione sull’utile effettivo del gruppo”. Lo scontro, arrivato anche in aula consiliare, è forte soprattutto con i 5 Stelle. “Le royalties sono assolutamente doverose, soprattutto davanti a ciò che Eni ha fatto e continua a fare su questo territorio – dice il consigliere comunale grillino Simone Morgana – se ne sta discutendo anche a livello regionale ma sono sicuro che la normativa attuale non verrà modificata”.
“Il vero polo industriale si chiama riconversione”. Per i cinquestelle, infatti, il futuro della città non si sposa né con le trivellazioni offshore né con il protocollo di due anni fa sugli investimenti di Eni. “Il vero polo industriale, immediato, si chiama riconversione – continua Morgana – la green refinery o le trivellazioni sono semplici palliativi che non possono garantire un lungo futuro economico. Bisogna partire con le bonifiche che producono posti di lavoro. Senza bonifiche, anche le aree dismesse di Eni non sono appetibili. Chi mai verrebbe ad investire su un’area contaminata. La bonifica, invece, apre ai posti di lavoro e consente a nuove aziende d’insediarsi e, a loro volta, di creare occupazione”. Una linea che convince poco l’esponente di centro sinistra Guido Siragusa. “I grillini – conclude – pensano solo alla deindustrializzazione selvaggia che sarebbe la fine definitiva di questa città. Il protocollo di due anni fa è ben poca cosa? Di certo, non risolverà i problemi a lungo termine ma è comunque garanzia d’investimenti per 2,2 miliardi di euro. In questo periodo, sarebbe quasi una follia andare ad individuare aziende in grado di assicurare investimenti minimamente vicini a quelli previsti da Eni. Per questa ragione, ribadisco che in tutta questa vicenda bisognerà fare chiarezza anche da un punto di vista politico”.