Gela. Nessun accordo tra i legali delle trenta famiglie colpite da gravi casi di malformazioni e quelli delle società Raffineria di Gela, Syndial ed Eni. Contestate le conclusioni tecniche. Adesso, potrebbero partire separate cause civili per ottenere i risarcimenti richiesti. Le famiglie decisero d’agire in sede giudiziaria ritenendo concreto il nesso di causalità tra le patologie e l’esposizione alle emissioni industriali. La perizia redatta da un pool di esperti, in molti casi, ha proprio confermato questo collegamento. Davanti al giudice Alessandro Laurino, però, i legali del gruppo Eni hanno nuovamente messo in discussione le conclusioni tecniche presentate da periti. La consulenza tecnica, negli scorsi mesi, è stata integrata attraverso la nomina di due ulteriori periti, i docenti Alessandro Bacaloni e Benedetto De Vivo. Non sono state accolte, invece, le proposte transattive presentate dalle parti. Quindi, nessun’intesa. Le proposte erano già state inoltrate ai legali Eni nel corso di un’udienza tenutasi lo scorso maggio. L’intesa, però, non c’è stata. Adesso, molti dei legali delle famiglie colpite potrebbero decidere di avviare delle separate cause civili per vedersi riconoscere il diritto al risarcimento del danno. Le famiglie sono state rappresentate, durante la fase dell’accertamento tecnico preventivo, dagli avvocati Maurizio Cannizzo, Lucio Greco, Luigi Fontanella e Veruscha Polara.