Gela. Come già riferito, in serata, nel corso della seduta di consiglio comunale, è stata l’esponente di “Un’Altra Gela” Marina Greco a dare lettura di un testo, condiviso da tutte le donne dell’assise civica, in riferimento all’imminente 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro le violenze sulle donne. Lo riportiamo integralmente. Oltre che dal consigliere Greco, è stato condiviso, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, da Valeria Caci, Alessandra Ascia, Virginia Farruggia e Paola Giudice.
Atteso l’approssimarsi della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo voluto scrivere questa breve riflessione che possa servire da stimolo ed esortazione affinché vengano messe in campo tutte le iniziative e azioni necessarie per porre rimedio ad un problema che, purtroppo, continua ad attanagliare la nostra comunità. Il 25 novembre del 1960 le tre sorelle Mirabal, attiviste politiche del Movimento 14 giugno, gruppo politico clandestino, furono brutalmente picchiate, violentate e uccise per ordine del dittatore della Repubblica Dominicana. La loro ‘colpa’ fu quella di aver ‘osato’ sostenere le loro idee politiche di libertà ed indipendenza e per questa ragione furono messe a tacere dal regime al quale si erano ribellate. La storia, purtroppo, si ripete. Ancora oggi, esprimere il proprio dissenso, non soggiacere alle altrui imposizioni, per una donna, può voler dire perdere la vita. Ne sono una dimostrazione la tragica storia della giovane Saman Abbas, uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato dalla famiglia ed ancora la morte di Masha Amini, la 22enne picchiata ed uccisa in Iran perché non indossava il velo in modo corretto, che ha scatenato la reazione di tutta la comunità iraniana e del mondo intero attraverso manifestazioni organizzate contro il regime iraniano per rivendicare i diritti delle donne, sottoposte ancora oggi ad una serie inaccettabile di restrizioni. Ed in questo triste quadro l’Italia, nonostante le importanti conquiste, non fa eccezione: l’omicidio è la più grave di una serie di violenze che molte donne subiscono durante la loro esistenza. I dati attuali dimostrano che nel nostro Paese ogni 72 ore una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza. Più dell’80% della violenza avviene all’interno delle mura domestiche; 82 le donne vittime di omicidio nel 2022. Ma il dato più preoccupante che emerge da queste analisi è che molte di queste donne hanno perso la vita in quanto tali. Ciò dimostra che, nonostante gli sforzi compiuti dal legislatore, siamo ancora vittime di un retaggio culturale che vede il genere femminile come inferiore. Serve, dunque, una rivoluzione culturale partendo dalle scuole e dai giovani per diffondere quei valori che, meglio di qualsivoglia intervento normativo, possono portare al vero cambiamento. Come istituzione, abbiamo il dovere di tenere accesi i riflettori su questa sensibile e delicata tematica affinché le donne vittime di violenza non si sentano mai sole. La nostra battaglia potrà dirsi vinta quando non sarà più necessario parlare di “quote rosa” e di “giornate dedicate” per ribadire ciò che non ha bisogno di retorica per essere vero.