Gela. Il blitz dei carabinieri, in un casolare di contrada Piana del Signore, scattò nel maggio di un anno fa. Vennero sequestrate armi e munizioni, con il sospetto che potessero essere state messe a disposizione della criminalità organizzata. I militari arrestarono anche due braccanti stranieri, il marocchino venticinquenne Yussef Aroru e il romeno quarantaquattrenne Aurelian Badiu. Entrambi, dopo la conclusione delle indagini, sono finiti a processo davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Tiziana Landoni). Nell’inchiesta, venne coinvolto il quarantenne Alessandro Antonuccio, che per questi fatti di recente è stato condannato a quattro anni di reclusione. Nei suoi confronti però è caduta la contestazione del metodo mafioso e anche quella relativa alla droga che i carabinieri trovarono nel corso delle perquisizioni (i pm della Dda avevano chiesto la condanna a dodici anni di detenzione). Durante i controlli, sotto sequestro sono finite le armi e le munizioni, oltre ad una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa.
I due braccianti dovranno rispondere alle accuse in giudizio. Da tempo, però, sono irreperibili e avrebbero violato le misure cautelari impostegli. Il legale che li ha rappresentati, l’avvocato Luisa Campisi, ha comunicato al collegio la decisione di rinunciare al mandato difensivo, data l’impossibilità di comunicare con entrambi gli imputati. Il dibattimento si aprirà, probabilmente, alla prossima udienza. In giudizio, l’accusa è sostenuta dai pm della Dda di Caltanissetta.