Gela. Un operaio gelese, in trasferta per alcuni mesi in un cantiere in Lombardia, minacciato, anche con una pistola. Sono definitive le condanne ai danni dei due imputati che avrebbero pure preteso dalla vittima l’automobile, appena acquistata, in cambio del pagamento delle retribuzioni che gli spettavano. I giudici della Corte di Cassazione hanno respinto i ricorsi presentati dai legali di difesa di Giuseppe Valenti e del collaboratore di giustizia Gianluca Costa. Per gli investigatori, ci sarebbero stati loro dietro alle esplicite minacce rivolte all’operaio. La vittima, alla fine, decise di denunciare quanto stava accadendo in quel cantiere. Si è costituito parte civile, con gli avvocati Angelo Licata e Nicola Martello, che hanno insistito per la conferma delle condanne, così come la procura generale.
Le condanne. Tre anni e tre mesi di reclusione, è questo il verdetto già emesso negli altri due gradi di giudizio. La difesa, con l’avvocato Davide Limoncello a rappresentare Valenti, ha cercato di mettere in discussione quanto ricostruito dagli inquirenti, anche sulla base dei racconti dell’operaio. I giudici romani, però, hanno confermato il verdetto di condanna della Corte d’appello di Milano. Alla parte civile era stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni.