Gela. Le accuse sono state derubricate nelle ipotesi meno gravi, che comunque erano già prescritte. Si chiude così il procedimento penale che era stato avviato nei confronti del cinquantacinquenne Giovanni Traina. I pm della procura, sulla scorta di quanto appurato dai militari della guardia di finanza, lo ritenevano responsabile di diversi episodi di spaccio di droga. Traina, poi coinvolto in altre inchieste dello stesso tipo, avrebbe avuto un canale preferenziale con alcuni fornitori di Palermo. La droga, anche cocaina, veniva spacciata in città, a giovani e a qualche commerciante. Non è stato però possibile, in dibattimento, provare l’entità dello spaccio né i quantitativi ceduti. Il pubblico ministero Tiziana Di Pietro, ritenendo fondate le accuse più gravi, ha chiesto la condanna a quattro anni di reclusione.
La difesa, sostenuta dall’avvocato Maurizio Scicolone, ha invece ribadito tutte le incertezze sulla ricostruzione della presunta attività di spaccio. Il legale ha ritenuto sussistere le eventuali ipotesi meno gravi, ribadendo che in questo caso le contestazioni sarebbero state già prescritte. Il giudice Marica Marino ha disposto il non doversi procedere per l’intervenuta prescrizione.