Gela. Un no secco all’eventuale presenza dell’esercito in città, nel tentativo di mettere un freno ulteriore alla spinta criminale, è arrivato dall’assemblea di imprenditori e semplici cittadini che lo scorso sabato ha partecipato ad un dibattito insieme al comandante provinciale dei carabinieri Daidone Baldassarre a al colonnello Antonio De Rosa, che comanda il reparto territoriale. L’iniziativa è stata voluta dal presidente dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano” Renzo Caponetti. E’ stato proprio lui a moderare il dibattito, al quale ha preso parte l’avvocato Giuseppe Panebianco. Il legale, che rappresenta l’associazione locale e la Fai in tanti processi scaturiti da denunce di imprenditori vessati dalla criminalità, ha ricordato come l’azione sia sempre più capillare, anche fuori dai confini isolani. La costituzione di parte civile dell’antiracket è stata ammessa nel giudizio scattato a Roma dopo l’indagine “Druso” sulla presenza dei Rinzivillo nella capitale e in Liguria c’è proprio l’associazione dietro alla denuncia di alcuni imprenditori siciliani attivi nel settore dei rifiuti. Presunte pressioni nei loro confronti hanno fatto partire gli arresti, estesi ad un importante operatore del settore.
“E’ essenziale continuare a collaborare con le forze dell’ordine”, ha spiegato Caponetti. Baldassarre e De Rosa non hanno nascosto i rischi legati alle recenti scarcerazioni, per fine pena, di esponenti di spicco delle organizzazioni mafiose della città. Ma tra i punti ancora troppo deboli c’è anche l’alta percentuale di dispersione scolastica (circa il 20 per cento solo nel nostro territorio). “Il vero esercito siamo noi”, ha commentato uno degli imprenditori finiti nel mirino in Liguria.