L’amianto nella vasca 4 di raffineria, tensione in aula con operai allontanati: “Copertura regolare”

 
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Gela. Lunghi momenti di tensione in aula e alla fine il giudice Miriam D’Amore ha disposto l’allontanamento di diversi operai dell’indotto Eni, aderenti all’Osservatorio nazionale amianto. I lavoratori stavano assistendo all’udienza in corso, scaturita dall’inchiesta sulla gestione della vasca 4 dell’isola 32 della fabbrica di contrada Piana del Signore. A rispondere alle accuse sono manager e tecnici del cane a sei zampe. Gli operai, che da anni denunciano la loro lunga esposizione alle fibre d’amianto, hanno dissentito sul contenuto delle testimonianze rese da operatori della multinazionale, pronti a sostenere che la copertura della vasca 4 sarebbe sempre stata regolare, senza anomalie rispetto alle percentuali d’amianto riscontrate. Gli animi si sono accessi e diversi operai (colpiti anche da gravi patologie) hanno alzato i toni. Il giudice D’Amore ha ordinato il loro allontanamento. Le accuse mosse dai pm della procura hanno portato a processo Bernardo Casa, Rosario Orlando, Aurelio Faraci, Biagio Genna e Arturo Anania. In aula, alle domande del pm Pamela Cellura e dei legali delle parti hanno risposto operatori in servizio nella fabbrica di contrada Piana del Signore. In base alla versione resa, la vasca 4 sarebbe stata sempre sotto monitoraggio, con un’adeguata copertura. Otto anni fa, però, i militari della capitaneria di porto, su disposizione dei pm della procura, fecero scattare il sequestro. La copertura del tutto deteriorata avrebbe favorito la dispersione in atmosfera delle pericolose fibre d’amianto. “Solo nel 2015 le autorità competenti hanno concluso la procedura amministrativa sul piano di chiusura dell’area delle discariche – ha detto la responsabile ambiente e sicurezza di raffineria – le prime richieste di Eni però risalgono al 2003”.

Nel 2007, almeno in base ai dati forniti dal pm, l’azienda avrebbe però ottenuto un permesso proprio per avviare le attività di copertura della vasca, usata come discarica di rifiuti pericolosi, nonostante la vicinanza alle aree di lavoro. La descrizione resa dai testimoni contrasta con quanto dichiarato da Vincenzo D’Agostino, altro operatore in servizio nell’area delle discariche che più volte segnalò disfunzioni e anomalie, come ha raccontato nel corso del dibattimento. Davanti a due versioni contrastanti, i legali di parte civile Joseph Donegani, Davide Ancona e Salvo Macrì (rappresentanti di Ona, lavoratori esposti e delle associazioni Aria Nuova e Amici della Terra) hanno chiesto un confronto in aula tra lo stesso D’Agostino e gli operatori chiamati a testimoniare. Il giudice D’Amore si è riservata di valutare all’esito della conclusione del dibattimento. Parti civili sono anche il Comune (con l’avvocato Flavio Sinatra) e il ministero dell’ambiente (con il legale Giuseppe Laspina). Gli imputati sono difesi dagli avvocati Gualtiero Cataldo e Carlo Autru Ryolom, che attraverso l’esame dei testimonio hanno voluto confermare il rispetto delle procedure da parte dell’azienda.

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