Gela. Secondo i pm della Dda di Caltanissetta, il cinquantenne Giuseppe Failla, titolare di un bar in via Cadorna, nel cuore del centro storico, venne ucciso trentuno anni fa per ordine dei vertici nisseni di Cosa Nostra. Fu raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco, all’interno della sua attività commerciale. Il cadavere venne ritrovato da alcuni clienti. A trentuno anni di distanza, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia nissena e i carabinieri, lo scorso aprile, hanno arrestato il cinquantaduenne Angelo Bruno Greco e il cinquantatreenne Cataldo Terminio. Avrebbero partecipato all’organizzazione e alla successiva spedizione di morte. Adesso, sono state chiuse le indagini. Il gelese Angelo Bruno Greco è stato fermato in Lombardia, a Lipomo, in provincia di Como, dove risiede da alcuni anni con la famiglia. Successivamente, accogliendo il ricorso del legale di difesa, l’avvocato Sergio Iacona, l’ordinanza è stata annullata dal riesame e Greco ha lasciato il carcere, con l’obbligo di dimora nel comune del comasco dove vive. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato alla difesa. Ancora detenuto, invece, è Terminio. Secondo gli investigatori, del commando avrebbe fatto parte anche il nisseno Angelo Palermo. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi anche a seguito delle dichiarazioni rilasciate da alcuni storici collaboratori di giustizia del Vallone, che hanno raccontato agli investigatori il presunto retroscena di quell’omicidio di trentuno anni fa.
La difesa di Greco è certa che l’indagato non abbia avuto mai ruoli negli organigrammi locali delle cosche di mafia. Nel ricorso accolto dal riesame, il legale ha ricordato che Greco è sempre stato assolto da accuse di mafia e inoltre un verdetto favorevole l’ha ricevuto anche nella vicenda processuale dell’omicidio di Emanuele Rizzuto.