Gela. Anziché diminuire progressivamente, come previsto dal piano d’ambito, le tariffe imposte per il servizio idrico sono costantemente in aumento. Un peso enorme che si fa sentire sulle spalle degli utenti di tutta la provincia di Caltanissetta e a maggior ragione in città, dove l’acqua viene usata quasi esclusivamente per attività domestiche, data la scarsa qualità (quando c’è). L’allarme lo lancia il segretario confederale della Cisl Emanuele Gallo. “La media tariffaria in provincia di Caltanissetta è tra le più alte d’Italia. La Cisl ha messo in evidenza l’aumento del costo del servizio dell’acqua che viene pagato dalla tariffa dei cittadini e dai finanziamenti pubblici e ha sottolineato che con la nuova gestione di Caltaqua sono cresciuti i costi – dice Gallo – nella provincia di Caltanissetta si registrano le medie tariffarie più alte d’Italia attestandosi intorno a 500 euro contro una media del paese di 376 euro. La nuova articolazione tariffaria del servizio idrico integrato, definita dall’Ato Ambito Territoriale Ottimale e approvata dall’autorità Nazionale Arera, ha portato ad una nuova articolazione delle tariffe e ad un aumento del 2,5 per cento. Questo abbinamento tra articolazione e aumento, insieme all’eliminazione di alcune fasce , penalizzerà sempre più i pensionati e il risultato sarà l’aumento del costo dell’acqua. Ad esempio, un pensionato che nel 2018 pagava 27,95 euro per un consumo trimestrale di 10 metri cubi, nel 2019 andrà a pagare con lo stesso consumo 38,01 euro, quindi ben 10,06 euro di differenza rispetto all’anno precedente. Tutto questo perché la tariffa per i pensionati prevista nella precedente articolazione viene sostituita dalla tariffa domestica residente. Il cittadino non riesce più a sostenere questi costi in una provincia dove il livello di povertà relativa supera il 50 per cento e dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto una percentuale del 17,6 per cento, secondo fonte Istat”.
Aumenti che colpiscono anche il commercio. “Se si considera il periodo di crisi che ha colpito pesantemente le attività commerciali, è palese come quest’ultime sono state vessate dall’aumento vertiginoso delle tariffe. Su un consumo trimestrale di 100 metri cubi si è passati a pagare da 392,65 euro per le grandi attività e da 291,19 euro per le piccole attività a 424,00 euro per entrambi, con un incremento rispettivamente di 31,35 euro e 132,81 euro”. Tutto questo mentre la politica non riesce a costituire l’Autorità territoriale idrica, in teoria preposta a verificare l’intera gestione del servizio affidato ai privati. “Voglio ricordare ai sindaci della provincia di Caltanissetta l’obbligo di costituire l’Autorità territoriale idrica, il soggetto che deve governare l’autorità d’ambito per il servizio idrico integrato, nei rapporti con Caltacqua – conclude il sindacalista – questo soggetto deve sostituire il vecchio Ato in liquidazione, ma ad oggi sono passati ben tre anni e si continua ad essere governati dall’Ato in liquidazione. Il piano d’ambito prevedeva l’aumento della tariffa per i primi sette anni, dal 2007 al 2013 e dal 2014 la sua successiva graduale diminuzione. Il 2013 avrebbe dovuto rappresentare, dunque, l’anno della svolta e invece la tariffa ha continuato ad aumentare. Il dato è chiaro, più tempo si perde, più si impoveriscono le tasche dei cittadini visto che gli aumenti continueranno anche nei prossimi anni, fino ad arrivare al 2035. Ecco perché è importante avere coraggio sulla costituzione dell’Ati e la Cisl vuole lanciare un grido d’allarme contro questo modo di gestione del sistema idrico integrato e fa un appello ai sindaci della provincia affinché si intervenga nel rapporto contrattuale con Caltaqua, perché l’acqua è un bene prezioso che va preservato e conservato e le istituzioni devono ricoprire un ruolo fondamentale nella salvaguardia di tale risorsa”. L’acqua che non c’è si paga a peso d’oro.
Ogni tanto qualcuno da vita a un po di fiato che tale rimane poiche non si da seguito con fatti concreti, e tutto finisce li