Gela. Ci sarebbero state delle irregolarità, fino ad ipotizzare la truffa su missioni effettuate in enti della Regione. Dopo il rinvio a giudizio, a processo devono rispondere alle accuse Lucio Monte e Gianfranco Cinardi. Tutto sarebbe partito da un esposto anonimo fatto pervenire alla stazione dei carabinieri di via Venezia. Vennero organizzate delle verifiche su strada e alcuni militari monitorarono gli spostamenti di Cinardi, dipendente regionale che lavora negli uffici distaccati in città. Uno dei militari sentito in aula ha però ammesso di non aver effettuato controlli ulteriori sull’effettiva destinazione dell’imputato né sulla sua successiva presenza negli uffici. Secondo i legali degli imputati, missioni e autorizzazioni sarebbero state regolari, senza alcuna forzatura. I testimoni hanno risposto alle domande, davanti al giudice Miriam D’Amore. Un altro dipendente regionale, a sua volta a processo per fatti analoghi ma in un procedimento differente, ha però spiegato che sulle missioni ci sarebbe stata eccessiva confusione, con richieste di autorizzazioni che arrivavano dopo che la trasferta era già stata effettuata.
Anomalie segnalate, anche a seguito di assenze dal luogo di lavoro. Un racconto contestato in più punti dai legali di Cinardi, gli avvocati Riccardo Lana e Maurizio Scicolone. I due dipendenti regionali, anche in fase di indagine, hanno sempre escluso irregolarità. La difesa ha sottolineato che l’altro dipendente, sentito come testimone, avrebbe più volte dimostrato acredine verso il collega in servizio negli stessi uffici cittadini. I loro rapporti pare fossero già molto tesi.