Gela. Riunioni e tavoli di confronto, ancora aperti. Il faccia a faccia sulla vicenda Eni, a livello locale avviato dalle segreterie provinciali dei chimici e
dai manager dell’azienda, proseguirà anche nelle prossime settimane. In ballo, non c’è solo la green refinery prevista dai vertici del cane a sei zampe, ma ci sono temi che vanno dal progetto alternativo alla piattaforma Prezioso K al futuro del Safety competence center.
“Accelerare sulla centrale a terra”. Anzitutto, i segretari Gaetano Catania, Francesco Emiliani e Maurizio Castania sono stati piuttosto chiari, la fase di ingegnerizzazione della centrale a terra, alternativa alla piattaforma Prezioso K, va anticipata. Non a caso, i sindacati hanno chiesto l’utilizzo di maggiori risorse a livello di personale e l’anticipo nell’acquisto dei sistemi da impiantare. “I responsabili di Eni – spiega Francesco Emiliani della Femca Cisl – hanno indicato, approssimativamente, una fase di ingegnerizzazione non inferiore a diciotto-venti mesi. Noi, invece, abbiamo chiesto l’impiego di un numero maggiore di ingegneri e, quindi, la riduzione dei tempi preliminari alla costruzione. Parliamo di un progetto che coinvolgerà diversa manodopera dell’indotto”.
Le autorizzazioni regionali. Tra i temi della discussione, però, c’è anche quello delle autorizzazioni regionali, necessarie ai progetti di esplorazione e di sfruttamento dei pozzi. “E’ una questione passata quasi in secondo piano – continua Emiliani – il problema, però, è che allo stato attuale sembra tutto fermo. Sono previsti investimenti per almeno seicento milioni di euro”. Intanto, sul versante della nuova green refinery, i sindacati chiedono certezze sull’effettivo impiego del personale. “Non si può condurre la trattativa – conclude Emiliani – basandosi solo sul numero di cantieri. E’ importante valutare l’effettivo impiego degli operai dell’indotto e dei dipendenti del diretto. Il numero di cantieri è solo un dato parziale. Un cantiere può anche impiegare un unico lavoratore. Non sono questi i numeri che ci interessano”. Sul futuro del Safety competence center, il centro di formazione sulla sicurezza che ha ormai base in città, i sindacati hanno già chiesto al management societario di assicurare continuità ai lavoratori inseriti in questo contesto. “Ci sono centotrentasette dipendenti – dice Maurizio Castania della Uiltec – ma la potenzialità è di circa centottanta. Non è escluso neanche l’impiego, per determinati periodi, all’estero proprio sul piano della formazione alla sicurezza. In ogni caso, le risposte vere dovrebbero essere fornite già entro le prime settimane di marzo”.