Gela. Una settimana nera, nerissima, per la coalizione del “civico” Lucio Greco. L’avvocato è riuscito a mettere insieme un cartello decisamente anomalo, almeno da un punto di vista politico. Al gruppo che ha fondato l’esperimento fuori dai partiti, nel corso delle ultime settimana si sono aggregati proprio i partiti. Ci sono i dem (che corrono sotto le insegne di “Uniti siamo gelesi”), i forizisti di Michele Mancuso (adesso ribattezzati “Azzurri per Gela”), un drappello di campioni di voto confluiti nella sua casa madre elettorale “Un’Altra Gela” e ancora autonomisti ed esponenti del Popolo della Libertà. Ma se l’inciampo politico è dietro l’angolo, con una coalizione mai tanto “arcobaleno”, pochi si sarebbero aspettati di vedere l’avvocato e il suo entourage scivolare sull’abbecedario dell’organizzazione pratica delle liste, quella che viene da sempre delegata ai fedelissimi di ogni schieramento, chiamati ad occuparsi di firme, deleghe e depositi vari. I primi sussulti risalgono esattamente ad una settimana fa, quando è piombato il primo cuneo, un dubbio che ha addirittura spinto i rappresentanti di due liste civiche, quella dei “dissidenti” forzisti di “Avanti Gela” e i leghisti di “Lega-Salvini Sicilia” (entrambe a sostegno del salviniano Giuseppe Spata) ad effettuare una raccolta bis delle quattrocento firme necessarie per il deposito. Il sospetto è che la gran parte delle liste, proposte senza simboli di partito, siano state fatte sottoscrivere senza l’indicazione obbligatoria dei ventiquattro candidati. Ad eccezione di “Una Buona Idea”, tutte le altre civiche pro-Greco sono state individuate come fortemente a rischio. L’avvocato e i suoi, però, non hanno seguito l’esempio dei rivali. Niente firme bis per loro, certi di aver seguito le regole. Ma non è bastato.
Il “civico” è stato ad un passo dal perdere pezzi importanti dell’alleanza. L’accordo sulla cinquina assessoriale l’ha chiuso solo nei minuti precedenti al deposito delle liste e tanti non ci sono rimasti affatto bene. I rivali della sua coalizione, però, guardano e stanno attenti ad ogni mossa. Si sono subito accorti che tra gli assessori designati da Greco (Antonio Gagliano, Vito Fraglica, Roberto Tufano, Terenziano Di Stefano e Rosario Caci) manca la stranota “quota rosa”. Greco non ha designato assessori donne. E’ immediatamente partita la contestazione alla commissione elettorale. Anche in questo caso, Greco ha subito parlato di “semplice strumentalizzazione”. Niente di preoccupante, questo è trapelato dal suo quartier generale. Ieri sera, a corollario di sei giorni da incubo politico, la casa madre elettorale di Greco, quella dei candidati elettoralmente pesanti, è stata esclusa dalla competizione elettorale. La commissione elettorale avrebbe individuato errori sulle deleghe per la raccolta delle firme. Quindi, fuori “Un’Altra Gela”. L’avvocato ha già provveduto ad avviare l’iter per il ricorso amministrativo. In appena una settimana, però, si è trovato ad affrontare scivoloni che forse neanche i suoi rivali più speranzosi avevano messo in conto. Dopo la sfiducia impugnata dall’ex sindaco Domenico Messinese (confermata però dai giudici), tocca di nuovo al Tar pronunciarsi e dire se l’avvocato potrà contare sulla sua cassaforte di voti.
Para para para para paraparapapa e …………