Gela. Il monopolio nella raccolta della plastica tra le serre della fascia trasformata, al confine fra la città e la provincia ragusana.
“Il monopolio rafforza i danni ambientali in tutta la zona”. E’ questa l’ipotesi investigativa confluita nel blitz antimafia “Redivivi” che ha condotto, negli scorsi giorni, all’esecuzione di ventidue ordinanze di custodia cautelare. Un monopolio che, però, crea conseguenze soprattutto sul fronte ambientale. “Purtroppo – spiega il responsabile della riserva orientata Biviere Emilio Giudice – si tratta di un fenomeno che denunciamo da anni. Non entro nel merito dei risvolti giudiziari della vicenda. E’ chiaro, però, che se la plastica delle serre e il ferro utilizzato nelle tante aziende agricole delle zone di Mignechi, Spinasanta e Bulala vengono raccolti solo da un unico gruppo di operatori ci saranno sempre dei danni. Anzitutto, gli agricoltori sono costretti ad attendere il passaggio dei mezzi solo di un’unica impresa. Quindi, può capitare che la plastica e il ferro rimangano stoccati per giorni con il rischio che, per evitare l’attesa, la plastica meno ricercata venga data alle fiamme pur di liberarsene. Lo stesso, molte volte, capita con gli scarti di produzione e con il ferro. Parliamo di vere bombe ecologiche”.
La plastica nera data alle fiamme. Per Giudice, da anni impegnato proprio nella zona della riserva Biviere a ridosso di decine d’aziende serricole, senza controlli capillari si rischia di cedere il territorio a chi vuole approfittarsene. “Ci sono decine di mezzi che, quotidianamente, percorrono le varie contrade della zona – spiega – caricano di tutto, dalla plastica al ferro passando per gli scarti di produzione. Sono tutti regolarmente autorizzati? Ho i miei dubbi!”. Giudice, inoltre, non trascura neanche la pericolosità della plastica stoccata dopo l’utilizzo nei campi o nelle serre. “Quella che viene caricata per essere rivenduta e depositata nei magazzini di stoccaggio – continua – è, quasi esclusivamente, la cosiddetta plastica bianca utilizzata soprattutto per le coperture delle serre. La plastica nera che è maggiormente a contatto con le sostanze utilizzate nei processi di produzione, molto spesso, non viene neanche caricata. Venderla ai centri di stoccaggio garantisce entrate minime. Così, pur di evitare che rimanga per mesi all’interno delle aziende agricole senza essere raccolta, viene data alle fiamme. Ovviamente, la combustione sprigiona tutte le sostanze delle quali è intrisa. I roghi continuano senza nessuna tregua”.
L’indagine. Gli agenti di polizia del commissariato, diretti da Francesco Marino, e quelli della squadra Mobile, coordinati da Marzia Giustolisi, hanno fatto scattare il blitz “Redivivi” proprio a conclusione di una lunga indagine che ha avuto come centro nevralgico le aree a ridosso della riserva Biviere. Sono stati i magistrati della Dda di Caltanissetta a firmare i provvedimenti di custodia contro i presunti esponenti di un gruppo mafioso in grado, secondo le accuse, di gestire l’intero ciclo della plastica.