La protesta dell’indotto Eni, “colpa di vent’anni di malapolitica”: l’affondo di Destra in Movimento

 
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Gela. La vertenza dei lavoratori dell’indotto Eni? Colpa di “vent’anni di malapolitica e di finte lotte sindacali”. “I responsabili principali erano in testa al corteo”. Gli esponenti di Destra in Movimento non usano mezzi termini nell’inquadrare le cause di una mobilitazione arrivata al tredicesimo giorno consecutivo. “Per questo motivo – dice il presidente Francesco Minardi – non capiamo perché i veri responsabili della situazione di malessere  che la città si trova a vivere si trovassero in testa al corteo, promotori di un protocollo vuoto e privo di contenuti che non offre reali prospettive di crescita alla città e che oggi, paradossalmente, da più parti viene contestato”. Per il neonato movimento, è l’Eni che deve rispondere davanti a gravi responsabilità. “A parere nostro – spiegano – l’Eni deve essere inchiodato alle proprie responsabilità, chiedendo a gran voce le bonifiche che consentirebbero ad altre imprese interessate di usufruire dei benefici previsti dalla legge per le aree di crisi, creando così attività alternative in grado di assorbire maestranze locali dell’indotto, chiudendo le porte a quelle maggiormente inquinanti”.

“Le compensazioni non vanno sperperate”. Lo stesso Minardi alza l’attenzione anche intorno alle compensazioni previste negli accordi sottoscritti con Eni. “Bisogna evitare assolutamente – conclude – la loro dispersione tramite contributi a pioggia in attività secondarie, di poco conto. Vanno destinate a progetti ed infrastrutture strategiche per il rilancio di altre attività da troppo tempo trascurate nel settore agricolo, della pesca e del turismo”. 

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