La mattanza del bar Esso, ridotte le condanne per Billizzi e Gammino: c’è un’assoluzione

 
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Gela. Un’assoluzione, un ergastolo confermato e due condanne ridotte per altrettanti collaboratori di giustizia.
Il processo bis. E’ il verdetto emesso dai giudici della corte d’assise d’appello di Catania a conclusione del processo bis scaturito dalla mattanza del 2 gennaio di sedici anni fa all’interno dell’area di servizio del distributore Esso di Vittoria. A colpire furono i killer di cosa nostra gelese. Per i collaboratori di giustizia Carmelo Billizzi e Gianluca Gammino è scatta la condanna a dodici anni di detenzione; assolto, invece, il vittoriese Giovanni Avvento e confermato l’ergastolo per il boss Alessandro Emmanuello. La decisione è arrivata dopo circa un anno di dibattimento. Il blitz dei gruppi di cosa nostra venne organizzato per prendere di mira la stazione di servizio dove, in quei frangenti, era presente l’allora trentaduenne Angelo Mirabella, ritenuto l’emergente della stidda dei Dominante. I gelesi entrarono in scena a supporto di cosa nostra vittoriese che stava cercando di avere la meglio sui rivali stiddari retti proprio dai fratelli Dominante. A cadere, però, furono il cognato di Mirabella, Claudio Motta, il ventisettenne Rosario Nobile e due tifosi della squadra di calcio locale che, solo casualmente, si trovavano in quella stazione di servizio, Salvatore Ottone e Rosario Salerno. Nel novembre di quattro anni fa, sempre in appello, l’ergastolo era scattato sia per Avvento che per Emmanuello. Billizzi e Gammino, invece, erano stati condannati a trent’anni di reclusione. I loro legali di fiducia, compreso l’avvocato Vania Gimporcaro, impugnarono il verdetto in cassazione. Furono proprio i giudici romani a annullare quella sentenza, rinviando gli atti alla corte d’assise d’appello di Catania. Adesso, è arrivata la parziale riforma decisa dai giudici etnei.

I gelesi a supporto dei vittoriesi di cosa nostra. Ad ammettere i fatti, dopo la scelta di collaborare con i magistrati, furono proprio Carmelo Billizzi e Gianluca Gammino. Il primo avrebbe organizzato l’agguato insieme ad Alessandro Emmanuello; il secondo, invece, avrebbe fatto parte del gruppo di fuoco entrato in azione nella stazione di servizio di Vittoria. Il muro di fuoco che si abbatté quella sera di gennaio del 1999 non lasciò scampo alle vittime. I killer impugnarono due calibro nove, una 357 magnum e una pistola glock. Il vittoriese Giovanni avvento, adesso assolto, secondo gli inquirenti avrebbe fatto parte del gruppo di killer che, per conto di cosa nostra vittoriese, avrebbe deciso di entrare in azione così platealmente, lanciando chiari messaggi ai rivali della stidda. Secondo i giudici della corte d’assise d’appello di Catania, però, non ci sarebbero elementi tali da giustificarne la condanna.

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