Gela. Il noto critico d’arte, politico e docente, Vittorio Sgarbi, attraversa una fase difficile di malattia e depressione. Il suo stato è noto e tanti intellettuali e artisti, in queste ore, gli stanno rivolgendo messaggi di sostegno. Il maestro Giovanni Iudice, da anni, è tra gli artisti più apprezzati da Sgarbi. I loro rapporti sono sempre stati intensi e convinti. Sgarbi fu tra i primi a credere nel verismo del maestro gelese. Iudice gli ha voluto inviare un messaggio pubblico. “Caro Vittorio, mi permetto scriverti qui perché testimone della tua generosità nei miei confronti, ciò denota la tua magnanimità che deriva solo dall’arte. Credo che abbiano avuto un po’ tutti brutti momenti nella vita, fantasmi inesistenti, mente offuscata e angosce, ma poi tutto svanisce e svanirà pure il tuo momento, anzi, i momenti più alti tra i grandi hanno visto precedere quelli bui e chi si eleva a “grande” rimarrà nel buio. Solo persone riflessive e sensibili, generose e altruiste subiscono i dolori di una società brutale. Penso ai grandi geni, Caravaggio fuggitivo, Bernini schiacciato dalla borghesia imperante dopo il fallimento dei campanili di San Pietro ma dopo una lunga depressione scolpì “L’Estasi di Santa Teresa” ritenuta il simbolo assoluto del Barocco. Penso a Munch, ricoverato all’ospedale psichiatrico avendo superato pure la “spagnola”nel 1919, altro che Covid, e si ritrasse in giacca da camera come malaticcio. Penso a Vincent Van Gogh che dalla sua depressione e allucinazione diurna andava nel cuore delle distese dei campi per dipingere (curato dal dott.Giachet, questi più depresso del maestro per invidia alla sua pittura…). La pittura di Vincent aveva guarito sé stesso da ogni forma di cattiveria umana: “…i passanti gli sputavano sui dipinti in corso nelle campagne di Arles…in quelle campagne dove si nutriva del fiume d’oro dei grani luccicanti al sole, ove ne impastava materia corposa pensando a Rembrandt e leggendo Shakespeare …” ; solo un’anima che sa, che ama , è un’anima generosa”, scrive Iudice.
“Caro Vittorio, tu questo ce lo hai insegnato, e devi continuare a nutrirci di questa misteriosa e invisibile energia che pontifica noi tutti verso una speranza. Continua a parlarci di bellezza! Te lo dico in siciliano: “e che minchia Vittorio! Siamo qui, t’aspettiamo!”, conclude.