Gela. Forniture d’inerti aggiustate e fatturazioni che avrebbero consentito di pagare la messa a posto ai clan locali. Il boss e gli imprenditori. La vicenda della Calcestruzzi spa ritorna davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Caltanissetta. Sono cinque gli imputati. Si tratta del boss Giuseppe Madonia, dell’imprenditore Alberto Cammarata, di Salvatore Rizza e dei collaboratori di giustizia Alberto Ferrauto e Pietro Riggio. Stando ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, cosa nostra avrebbe influenzato pesantemente le scelte dell’azienda impegnata, con diversi stabilimenti, tra Gela e il Vallone. Intanto, dopo la relazione introduttiva del procuratore generale, il collegio ha deciso di rinviare al prossimo 30 giugno. La composizione è mutata e, quindi, si è optato per un rinvio. Tutti gli imputati vennero giudicati con sentenza emessa dal gup del tribunale nisseno. Madonia e Rizza, difesi dagli avvocati Flavio Sinatra e Sergio Iacona, furono assolti dalle accuse di concorrenza sleale aggravate dall’appartenza a cosa nostra. Per questa ragione, i magistrati della procura hanno scelto d’impugnare la decisione. Per gli altri imputati, invece, scattarono altrettante condanne. Proprio l’imprenditore Alberto Cammarata fu ritenuto vicino alle organizzazioni mafiose e, adesso, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura, cercherà di rispondere alle accuse. L’imputato si è sempre dichiarato vittima delle richieste estorsive dei clan.