Gela. Non ci sono le prove, “oltre ogni ragionevole dubbio”, della loro partecipazione diretta a quelle azioni di fuoco. Il duplice omicidio Coccomini Lauretta. Così, i giudici della corte di cassazione hanno reso note le motivazioni che li hanno condotti a confermare le assoluzioni per i fratelli Davide e Nunzio Emmanuello rispetto ad alcuni agguati della terribile guerra di mafia scoppiata a cavallo tra anni ’80 e ’90. In questo modo, è stato rigettato il ricorso presentato dal procuratore generale presso la corte d’appello di Caltanissetta. Al centro del ricorso, c’erano le assoluzioni pronunciate dai giudici della corte d’assise d’appello nissena nei confronti dei due fratelli per il duplice omicidio di Orazio Coccomini e Salvatore Lauretta, dell’omicidio di Vincenzo Cocchiara, dei tentati omicidi di Vincenzo Lauretta, Gaetano Iannì e Aurelio Cavallo. Cinque anni fa, il giudice dell’udienza preliminare li condannò all’ergastolo proprio con quelle accuse. Nel gennaio dello scorso anno, invece, i giudici d’appello confermarono gli ergastoli per altri episodi ma assolsero Davide e Nunzio Emmanuello proprio per le azioni di fuoco al centro del ricorso in cassazione.
Il ricorso del procuratore generale. Un verdetto, quello di secondo grado, che non convinse il procuratore generale, tanto da spingerlo a rivolgersi alla corte di cassazione. Stando alla procura generale, infatti, la partecipazione diretta dei due fratelli Emmanuello sarebbe stata provata anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. Peraltro, soprattutto il duplice omicidio di Orazio Coccomini e Salvatore Luaretta viene ritenuto dagli inquirenti lo spartiacque decisivo che diede vita alla più cruenta delle fasi del conflitto di mafia che insanguinò la città per diversi anni. Una linea non accolta in cassazione. I magistrati romani hanno confermato le assoluzioni di Nunzio e Davide Emmanuello non solo per l’uccisione di Orazio Coccomini e Salvatore Lauretta ma anche per quella di Vincenzo Cocchiara e per i tentati omicidi di Vincenzo Lauretta, Gaetano Iannì e Aurelio Cavallo. Rimangono confermati gli ergastoli per altri episodi legati al conflitto di mafia. Le sezioni unite, invece, si dovranno pronunciare sulla posizione di Rosario Trubia.