La figura di innovatore di Adriano Olivetti, Auser e Spi-Cgil insieme agli studenti del “Vittorini”

 
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Gela. Continuano gli incontri organizzati dall’Auser e dallo Spi-Cgil con gli studenti delle scuole superiori. Al centro del dibattito, personaggi che hanno caratterizzato la storia del ventesimo secolo. Giovedì, alla Camera del lavoro di via Pitagora, si è tenuto l’incontro su “Adriano Olivetti-imprenditore, industriale, editore, intellettuale e politico, innovatore sociale e precursore dell’urbanistica”. Hanno partecipato due classi di studenti del liceo scientifico e i soci Auser. “Si realizza quello scambio intergenerazionale tanto caro all’Auser e allo Spi-Cgil”, ha detto Emanuele Scicolone. L’argomento è stato trattato dalla professoressa Tiziana Faraci, docente del Liceo scientifico “Vittorini”, che ha ripercorso la vita della famiglia Olivetti e in particolare di Adriano Olivetti, soffermandosi sulle ricadute positive delle politiche del lavoro operate non solo in Italia ma anche nei paesi esteri. Adriano Olivetti è stato un un imprenditore straordinario del novecento. Il suo progetto di riforma sociale in senso comunitario, articolato attorno all’identità tra progresso materiale, efficienza tecnica e etica della responsabilità, è ancora oggi riconosciuto come uno tra i modelli più attuali e avanzati di sostenibilità. Tra il 1932 e il 1960 ha guidato l’azienda da macchine da scrivere fondata dal padre, rendendo il suo nome sinonimo globale di eccellenza e innovazione. A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, Adriano Olivetti diede vita a un articolato sistema di interventi sociali, iniziative culturali e azioni politiche, riunite in un unico progetto, “Comunità“. Alla base c’è l’idea di un nuovo ordinamento costituzionale, un sistema di comunità all’interno di uno Stato socialista e federalista che Olivetti descrive nella sua opera manifesto, “L’ordine politico delle Comunità”, elaborata durante l’esilio in Svizzera tra il 1944 e il 1945. La morte improvvisa, nel febbraio 1960, interrompe una vita tutta rivolta al futuro, all’idea di una società tecnologicamente avanzata, solidale, partecipe e giusta.

“È stato un imprenditore illuminato e un forte sostenitore di un razionalismo urbanistico. La fabbrica deve essere integrata con la città e con la campagna. Trattava bene gli operai con i quali intratteneva buone relazioni e riteneva giustamente che quando l’operaio sta bene in fabbrica produce di più. In conclusione – aggiunge Scicolone – si è sviluppato un dialogo tra giovani e anziani alimentato dalla docente che ha suscitato un pensiero condiviso su l’importante ruolo che Adriano Olivetti avrebbe potuto avere nel processo di crescita economica e sociale del nostro paese”.

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