Gela. Quattro anni di reclusione, con l’accusa di calunnia. Secondo il giudice Marica Marino, che ha emesso il verdetto nel tardo pomeriggio di oggi, ci sarebbe stato anche l’assicuratore Vincenzo Acciaro dietro al tentativo di incastrare Domenico Timpanelli, insegnante e socio di aziende attive nel settore del turismo. Timpanelli venne arrestato sette anni fa, dopo che i finanzieri trovarono circa un chilo di hashish in uno dei passaruota della sua auto. Quelle accuse, però, sono cadute e nel proseguo dell’inchiesta si scoprì che in realtà la droga venne piazzata appositamente per accusarlo. Il cinquantaduenne e il suo legale, l’avvocato Vincenzo Ricotta, hanno sempre sostenuto che quella vicenda sarebbe legata ad un prestito, da circa 250 mila euro, concesso all’assicuratore. Probabilmente, Acciaro, poi finito a processo, non era nelle condizioni di rientrare e per questa ragione è stato ipotizzato un piano per bloccare le richieste di Timpanelli, che gli aveva garantito i soldi. Per gli stessi fatti, è già stato condannato, anche se non in via definitiva, il faccendiere lentinese Biagio Tribulato, che materialmente si sarebbe occupato di procacciare la droga. Era in città la notte precedente al blitz dei finanzieri e vennero intercettati diversi contatti telefonici tra lo stesso faccendiere, Acciaro e militari delle fiamme gialle. Il pm Tiziana Di Pietro, a conclusione della requisitoria, ha ritenuto fondate le accuse mosse all’imputato, spiegando come avesse motivi economici, anche molto forti, per tentare di non restituire il prestito a Timpanelli. Secondo il pm, ci sarebbero state diverse incongruenze nella versione resa da Acciaro, che invece si è detto vittima dell’insegnante. Secondo la sua versione, avrebbe mirato non solo alla restituzione dei 250 mila euro ma ad accaparrarsi l’intero patrimonio.
Il legale di difesa, l’avvocato Fabrizio Ferrara, ha decostruito l’intera dinamica dei fatti proposta dall’accusa, toccando una serie di aspetti che, secondo la sua versione, escluderebbero una responsabilità dell’assicuratore. Anzi, dubbi sono stati mossi sui rapporti che Timpanelli avrebbe intrattenuto con persone, comunque legate allo spaccio di droga. Inoltre, la difesa ha premuto sul fatto che l’imputato fosse comunque nelle condizioni di restituire il prestito e che quindi non avrebbe tratto alcun vantaggio dall’arresto di Timpanelli. Acciaro si è detto del tutto estraneo ad ambienti che potessero fornire droga. Il giudice ha emesso un verdetto di condanna nei suoi confronti, riconoscendo a Timpanelli il diritto al risarcimento dei danni subiti. La difesa dell’imputato attende le motivazioni e presenterà appello, convinta dell’innocenza.