Gela. Gli investigatori misero sotto stretta osservazione il trentasettenne Crocifisso Di Gennaro, ritenuto presunto organizzatore di una rete di spaccio di droga in città che avrebbe avuto diversi canali di rifornimento, sia nella zona ragusana sia in quella catanese. Dopo il rinvio a giudizio dello scorso ottobre, è stato aperto il dibattimento davanti ai giudici del collegio penale del tribunale, presieduto da Miriam D’Amore (a latere Marica Marino e Silvia Passanisi). Oltre allo spaccio di droga, tra le accuse mosse dai pm della Dda di Caltanissetta c’è quella della presunta intestazione fittizia dell’ex bar “Cruis” a Caposoprano. Per pm e carabinieri che hanno condotto le indagini sarebbe stato uno dei punti nevralgici dello spaccio, anche in pieno giorno. Oltre che a Di Gennaro, le accuse vengono contestate anche a Francesco Barbagallo, Vincenzo Cannizzo, Valentina Bellanti, Manuel Ieva, Monia Greco, Nicola Liardo, Rosario Marchese (risponde solo della presunta intestazione fittizia del bar), Fail Menkai, Giovanni Barbieri, Salvatore Santagati, Antonino Santonocito e Almarin Tushja.
Da quanto emerso, la droga piazzata dai pusher, anche minorenni, avrebbe fruttato cifre notevoli. Le richieste istruttorie sono state avanzate dal pm Luigi Leghissa e dai difensori di tutti gli imputati, tra questi gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri, Davide Limoncello, Ivan Bellanti ed Enrico Aliotta. E’ stata disposta una perizia sulle intercettazioni condotte durante le indagini.