Gela. La segreteria provinciale del Pd sta con Peppe Di Cristina ma i renziani che hanno scelto Fabio Collorà gli chiedono di fare un passo indietro. “Dimettermi?…è assurdo!”. Non sono bastate sei ore di confronto, spesso molto teso, per mettere fine alla vicenda del doppio segretario del Partito Democratico. Ieri sera, durante la direzione provinciale del Pd, è andata in scena una nuova sfida tra gruppi: quello vicino a Di Cristina contro i renziani, e non solo, che hanno già eletto il segretario bis Fabio Collorà. “Mi pare chiaro quanto accaduto ieri – dice proprio Di Cristina – il segretario è uno solo, il sottoscritto. E’ vero, mi è stato chiesto di fare un passo indietro ma sarebbe assurdo dopo che la mia elezione è avvenuta a conclusione di un regolare congresso, come certificato anche dalla segreteria regionale. Purtroppo, non mi sono piaciuti i tanti attacchi personali subiti”. Il segretario provinciale Giuseppe Gallè, comunque, ha ribadito l’assoluta regolarità dell’elezione di Peppe Di Cristina alla guida del partito cittadino.
“Siamo stanchi del partito delle tessere!”. “Per noi – dice invece Giuseppe Licata tra i fautori del contro congresso di domenica scorsa – Di Cristina può continuare a fare il segretario anche per i prossimi trent’anni. Abbiamo sollevato una questione di metodo. Questo partito non può basarsi sui congressi dopati e sulla legge delle tessere, anche quelle dei defunti. Di Cristina si dimetta e ripartiamo da zero. Al massimo, saremo disponibili anche a rivotarlo qualora, però, si ragioni sulla base di regole vere e non dettate dai baroni di turno”. I democratici, quindi, rimangono separati in casa e si accingono a mettere mano alla vertenza Gela quasi in competizione. “Da settimane ho avviato interlocuzioni con gli uffici regionali – spiega Peppe Di Cristina – anche per capire perché non si sblocchi la vicenda degli ammortizzatori sociali in favore degli operai dell’indotto Eni”. Il contraltare, però, è subito posto dai renziani. “Il segretario Fabio Collorà e il presidente Giuseppe Ferrara – conclude Giuseppe Licata – hanno già in programma una serie d’iniziative ed incontri con gli operai”. Insomma, un dialogo tra sordi.