Gela. La denuncia venne presentata da una donna di Mazzarino. L’accusa mossa contro un medico gelese, in servizio alla clinica Santa Barbara di Macchitella, era molto pesante. La donna raccontò ai carabinieri di aver subito una presunta violenza sessuale dal professionista. Una vicenda che però ha avuto altri risvolti. A processo, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro), sono finiti lo stesso medico ma anche la donna che l’ha denunciato, accusata adesso di un tentativo di estorsione. Come messo nero su bianco dal medico, avrebbe ricevuto una serie di sms e messaggi whatsapp, inviati dalla donna (che era stata sua paziente), nei quali gli si chiedeva di pagare circa cinquantamila euro. Soldi che sarebbero dovuti servire a “comprare” il silenzio. I messaggi il medico li produsse però anche ai carabinieri che intanto avevano avviato le prime verifiche.
I militari l’hanno spiegato in aula, rispondendo alle domande del pm e a quelle dei legali degli imputati (gli avvocati Orazio Rinelli e Giuseppe Cascino). Il professionista ha sempre respinto qualsiasi accusa. Si sarebbe solo limitato ad alcune visite specialistiche, addirittura svolte alla presenza del padre della donna. Per questa ragione, nel dibattimento si è costituito parte civile, nonostante sia anche imputato.