Gela. Una fusione di danza e caratteri siciliani. La tradizione sicula raccontata in maniera moderna, a passi di danza che simboleggiano un riscatto sociale. Sono questi i temi che hanno ipnotizzato il pubblico che ha assistito al primo degli incontri di promozione culturale con cui l’Opificio Artistico diretto dalla maestra Claudia Abbate ha aperto le sue porte di via Portuense 31.
Ad inaugurare questi eventi è stato Alosha, ballerino e coreografo di valore internazionale e da quest’anno anche maestro di hip hop della scuola, che in veste di fondatore e direttore della compagnia di danza Tecne, che fa delle contaminazioni tra i diversi stili di danza il fulcro della originalità della loro proposta artistica, porta in scena i loro spettacoli attraverso una fusione tra danza e caratteri siciliani, riscontrando una approvazione che è andata dalle piazze siciliane a Roma ( con una rappresentazione perfino all’interno di Castel Sant’Angelo) fino al Piemonte.
Alosha è il collante ed ideatore dello spettacolo, creando e coadiuvando musica, canto e ballo ( con all’interno una nuova ed originale forma di danza già soprannominata “streusa” da Carmen Consoli, amica ed estimatrice del maestro, nonché testimonial Nike, Alosha) con una nuova fisionomia in cui le canzoni, tutte sicule, vengono spogliate dai costumi tradizionali antichi e vestite di modernità, attraverso una rappresentazione che parte dal passato, vive il presente e si proietta nel futuro, facendo emergere magistralmente il ritratto di una Sicilia che traendo spunto dalle tradizioni popolari si veste di nuovi colori, dipingendo in ogni ballo l’immagine di una terra ricca di energia e voglia di riscatto, in un surplus di emozioni, espansività e vitalità che vengono offerti agli spettatori.
Un estratto di questo loro fortunato spettacolo, “Alosha danza la Sicilia”, ha così fatto eccezionalmente tappa anche proprio all’interno dell’Opificio Artistico, incantando, fino al punto di rapire, il pubblico invitato all’evento attraverso un racconto che ha offerto la dolcezza dei sapori delle nostre radici misti all’asprezza del sangue e del dolore, l’ironia delle fisionomie che ci contraddistinguono al contrasto con la cupezza dei nostri profili oscuri, il cui culmine è stato allestito con una sedia vuota a lato della scena a fianco di altre sedie altrimenti occupate dalle danzatrici, quale protagonista impegnata ad incarnare un’assenza delittuosa causata dai femminicidi nella nostra terra, di cui lo stesso Alosha e la compagnia portano addosso luttuosamente i segni, in quanto proprio una ballerina della compagnia e già interprete dello stesso spettacolo, Giordana Di Stefano, è stata ultima giovanissima vittima di questo abominevole assassinio, lasciando il vuoto incolmabile della sua presenza nella loro vita artistica ed umana, di cui quella sedia sul palco, una volta occupata da Giordana, sarà dolorosa testimone nelle loro rappresentazioni.
E proprio questo dramma della violenza è stato raccontato in un momento in una danzatrice ha inscenato il dolore dello stato di sottomissione di fronte all’uomo-padrone, interpretato da Alosha, facendo trattenere il fiato ai presenti fino a fare culminare quella tensione emotiva in un lungo e commosso applauso liberatorio finale.
Gli occhi lucidi ed i sorrisi conclusivi esprimenti parole di ringraziamento da parte degli spettatori sono stati la risposta ad una perla di rara poesia coreutica e narrativa, in cui ogni pièce de danse è stata intervallata da una accorato racconto di presentazione da parte di Alosha del contenuto di volta in volta rappresentato.
Soddisfazione per questa “prima” è stata espressa dalla direttrice dell’Opificio Artistico, la maestra Claudia Abbate. “Sono davvero onorata di avere potuto aprire questa serie di eventi culturali con la presenza della compagnia Tecne”, ha detto la maestra di danza “è stata una emozione indescrivibile, di alto spessore artistico ed intellettuale, raggiunto non soltanto grazie al talento cristallino dei loro componenti, ma soprattutto alla straordinaria qualità di quello che è stato proposto , un vero dono sensoriale per i presenti che conferma le linee di questo progetto e che ci sarà da riferimento per i prossimi incontri, perseguendo quella finalità di stimolante confronto tra invitati ed artisti, in uno scambio percettivo che mira ad appagare quel bisogno costante che si avverte di nutrire la nostra anima”.